La maggioranza delle parti sociali ticinesi ha definito accettabile la proposta del contratto collettivo di lavoro (CCL) generalizzato per la vendita. Il documento, vincolato dalla nuova legge sugli orari dei negozi passata in votazione a febbraio è stato presentato lunedì a Bellinzona dal consigliere di Stato Christian Vitta in qualità di presidente dell’Ufficio cantonale di conciliazione che lo ha redatto.
Soddisfazione, tra i sindacati, è stata espressa da OCST; delusa invece UNIA.
Lo stipendio minimo, come già anticipato venerdì, è stato fissato in una forchetta che, a seconda della qualifica dell’impiegato, varia tra 3'200 ai 3'600 franchi. Il CCL comprende la tredicesima mensilità. Per i negozi con meno di 10 impiegati è stata creata una norma transitoria con salari più bassi (si parte da 3'100 franchi) che aumenteranno con il passare degli anni.
Vitta ha sottolineato che si tratta di una base da cui partire e migliorare in seguito. Gli aspetti più importanti, ha aggiunto il direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia: responsabilità e attenzione al territorio da parte del datore di lavoro, favorire giovani, formazione e disoccupati.
Ora la palla passa nel campo delle parti sociali che hanno tempo fino al 21 giugno per decidere se sottoscrivere la proposta che potrebbe entrare in vigore all’inizio del 2017.
CSI/ab