Sono 50 anni oggi che le donne in Svizzera possono votare. Un anniversario che il Ticino ha festeggiato due anni fa, essendo a tutti gli effetti un Cantone precursore. Il più veloce fu Vaud nel 1959, ma il Ticino - era il 1969 - fu tra i primissimi a dire di sì. O meglio: disse sì il 63% degli uomini votanti ticinesi.
È poi il 31 maggio del 1970 che le donne ticinesi, dopo il sì popolare dell'ottobre del 1969, si recano per la prima volta al seggio. Al voto, quel giorno, una dozzina di proposte di modifica costituzionale. Il Ticino, come detto, entra in una nuova era con due anni di anticipo rispetto al sì decisivo al suffragio femminile a livello nazionale. Un Ticino che prima di riuscire nell'impresa aveva fatto diversi tentativi. Nel ‘66 venne ad esempio promossa un'altra votazione cantonale su iniziativa dei presidenti delle sezioni giovanili dei partiti.
Come ci insegna la storia l'attesa durò tre anni e c'è chi sostiene che una delle ragioni di questo balzo in avanti fu la mentalità dei ticinesi, come Alma Bacciarini, da sempre in prima linea per l’ottenimento dei diritti politici femminili e all’epoca una delle donne emergenti del Partito Liberale-Radicale: “Il Ticino ebbe degli uomini molto importanti e con un’apertura mentale e un liberalismo, nel senso etimologico del termine, altrettanto importante, come Francesco Chiesa, Motta, eccetera”.
Tra le numerose cariche istituzionali che ricoprì, Alma Bacciarini ottenne un seggio in Consiglio Nazionale a Berna. Secondo lei un po' di merito va dunque anche agli uomini, e non solamente al grande sforzo delle donne che singolarmente e in gruppo hanno portato avanti questa battaglia per un diritto fondamentale.
Una battaglia comunque imprescindibile, come conferma la voce di Iva Cantoreggi giornalista e grande protagonista dei movimenti per il suffragio femminile e per l'evoluzione sociale e professionale della donna: “Che le associazioni femminili ebbero un grande peso nell’ottenimento definitivo è rilevato anche dal messaggio dell’ultima proposta del nostro Consiglio di Stato per chiedere la modifica costituzionale per dare il voto alle donne. Ripensando a tutto quello che abbiamo fatto devo dire che siamo state molto coraggiose, perché ci trovavamo di fronte schieramenti interi di persone – sia uomini sia donne – che ci erano contrarie. La parola suffragette ci offendeva, ma a un certo punto è diventata un segno di distinzione…insomma, noi eravamo le suffragette, va bene?!”.
Il diritto di voto universale è stato la base per la parità uomo e donna, una parità che oggi non è ancora completamente realtà, e che la strada sarebbe stata lunga lo sapeva anche Alma Bacciarini, tornata sull'argomento qualche anno dopo il sì al voto per le donne a livello nazionale con queste parole: “La solidarietà femminile fa difetto, non so perché. Si dice che le donne hanno votato più gli uomini che le donne stesse… nella mentalità c’è ancora molto da fare e molto da costruire, c’è da far capire che si può aver fiducia anche nelle donne!”.