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Il Fusazzi

La guida estiva non seriosa alla lingua italiana di Rete Uno con Marcello Fusetti e Andrea Rigazzi

  • 10 luglio, 10:54
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Come sta la lingua italiana? Vorremmo dire la lingua di Dante ma non possiamo. Perché anche questi luoghi comuni stanno contribuendo ad aprire qualche crepa. Che poi, in realtà, rimane lingua arzilla e gagliarda, però alcuni segnali potrebbero farci gridare al suo imbarbarimento. E forse questa parola, imbarbarimento, suonerà familiare al pubblico di Rete Uno.  


 “Il Fusazzi” è la guida non seriosa alla lingua italiana da sfogliare con le orecchie. “Fusazzi” è la parola macedonia che fonde i cognomi dei suoi due (in)colpevoli autori, Marcello Fusetti e Andrea Rigazzi. Saranno loro a parlarci di regole, vezzi e malvezzi che caratterizzano l’italiano. Un’occasione per fugare alcuni dei dubbi più comuni e correggere quegli errori o quelle forme imprecise che si sono diffuse rapidamente con la complicità delle piattaforme di comunicazione – social e affini – e ora sono difficili da estirpare.  
Prendiamo ad esempio il verbo “scrollare”, che nell’era degli smartphone ha rimpiazzato “scorrere”. Una trasformazione di significato originata dall’italianizzazione del verbo “to scroll”, scorrere in inglese. Qualcuno potrebbe individuare in questo caso il segno di un italiano in costante evoluzione: ma è davvero da questo che si misura la vitalità di una lingua? La questione resta aperta, ché Fusetti e Rigazzi non sono puristi intransigenti e non sono certo accademici della Crusca. Sono, piuttosto, dei curiosi, ed è con questo spirito che hanno pensato il “Fusazzi”. Riflessioni impostate e condivise in tono leggero e, si augurano loro, divertente per chi ascolta. 


Trentacinque puntate nelle quali troveranno spazio aspetti normativi, peculiarità della lingua, le caratteristiche dell’italiano così come è usato nella Svizzera italiana, le usanze e i personaggi che hanno dato vita a termini presenti ancora oggi nel nostro lessico. 


Quindi, non scamperemo al congiuntivo, al plurale di ciliegia e di camicia, così come a quello di pescecane, Capodanno e delle altre parole composte. Poi, ancora: è sbagliato affermare che “l’hai detto te”? Quando usare il “tu” e quando il “te”? È corretto usare il pronome “gli” al posto di “loro”? 


Scopriremo perché nelle nostre scuole gli esami si bocciano e non si viene bocciati agli esami, perché da noi le previsioni del tempo sono LA meteo, che da noi è il santo e non il gioco a valere la candela, che una cosa non scontata “non è evidente” e tante altre parole ed espressioni che rendono la lingua parlata nella Svizzera italiana una declinazione regionale ricca di caratteristiche interessanti. Ve lo possiamo già anticipare, grande influsso hanno avuto e hanno le altre lingue nazionali.  


Regole e storpiature dell’italiano che passeremo in rassegna anche grazie all’ascolto di alcune canzoni sgrammaticate, esempi di musica leggera in cui gli autori hanno dovuto o voluto piegare la lingua alle esigenze di metrica e immediatezza del messaggio.  


Appuntamento fisso alla fine di ogni puntata sarà la parola da salvare, quel termine che i due conduttori vogliono strappare dalle fauci dell’oblio. In fondo, per evitare a una parola il trapasso linguistico non serve tanto: basta pronunciarla, buttarla lì durante una conversazione ed eccola di nuovo guizzante nel nostro vocabolario di tutti i giorni. 


Ascoltando “Il Fusazzi” potremo apprezzare le bellezze della lingua italiana. Anche quelle che tali non sembrano.  


Ah, ci toglieremo pure la soddisfazione di rispondere alla manzoniana domanda “Carneade! Chi era costui?” Non ci faremo mancare nulla. 

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