Domenica in scena
Da domenica 10 a domenica 24 aprile 2022 0re 17:35
Il bambino lucertola
L’importanza dei suoni nell’universo della clandestinità
Con Jasmin Mattei, Anahì Traversi e Massimiliano Zampetti.
Presa del suono, sonorizzazione ed editing : Thomas Chiesa
Musiche originali: Martin Schutz
Regia Erik Altorfer
Produzione Francesca Giorzi
L’arte può aiutare ad affrontare i problemi, compresi i propri, a scoprire sé stessi in una storia, una canzone, un quadro o a cambiare la propria prospettiva e capire la vita degli altri. Per me, Il bambino lucertola di Vincenzo Todisco è stata una tale esperienza di lettura: un vero regalo. Il romanzo mi si era proposto come un altro pezzo del puzzle per catalizzare il mio impegno con la storia della famiglia di mia moglie e allo stesso tempo con la storia e la politica della Svizzera, la mia patria.
Il bambino lucertola è la storia di una di queste famiglie di stagionali italiani in Svizzera costretti all’illegalità dalla suddetta legge perché i genitori non volevano separarsi dal loro bambino. Come regista di un radiodramma, ero interessato non solo ai ricordi di esperienze private e al contesto storico, ma anche alla straordinaria percezione acustica del bambino che, rinchiuso per anni nell’appartamento, percepisce e conosce il mondo esterno solo attraverso l’udito. Attraverso i muri, le crepe e i buchi, scopre il mondo tramite i suoni, i rumori, identifica le persone attraverso il suono dei loro passi, viene avvertito del pericolo at raverso i colpi. Allo stesso tempo, deve restare tranquillo per non esporre la famiglia al pericolo di espulsione con le sue risate, il suo gioco, i suoi passi.
Le esperienze di violenza sono spesso taciute e raramente se ne parla. Oppure le esperienze si trasformano in immagini, musica, sogni e finzioni. Con la riduzione a tre voci, bambino, madre e padre, solo i diretti interessati hanno voce in capitolo nel radiodramma, parlano di sé stessi come “il bambino”, “il papà”, “la mamma” e attraverso la presa di distanza della terza persona riescono così a parlare di sé. Cambio di prospettiva come scudo protettivo contro il trauma. Le tre voci vengono accompagnate dalla musica appositamente composta da Martin Schütz che sente le voci e gioca con loro e per loro.
Erik Altorfer