La porta sfondata. L’appartamento messo a soqquadro. Soldi, gioielli, oggetti di valore e ricordi spariti per sempre. C’è chi, rientrando a casa, si è trovato davanti questo scioccante spettacolo. Chi addirittura, mentre di notte i ladri frugavano nei cassetti e nei portagioie, dormiva poco lontano, nel proprio letto. E poi c’è chi, semplicemente, ha lasciato magari il finestrino dell’auto un po’ aperto. E tanto basta perché la mano di un furfante si allunghi all’interno dell’abitacolo.
Negli ultimi tempi, succede sempre più spesso in Ticino: nel giro di un anno, i furti nelle abitazioni sono passati da 519 a 678, quelli nelle automobili da 405 a 788. Certo, se allunghiamo lo sguardo a dieci anni fa, le cose sono comunque migliorate. E non di poco. Nel 2013 infatti i furti con scasso nelle abitazioni erano infatti 1’792. Dunque quasi il triplo.
![furti-con-scasso-2023.jpg](https://cleaver.cue.rsi.ch/public/incoming/2270722-kd3rz9-furti-con-scasso-2023.jpg/alternates/r16x9/2270722-kd3rz9-furti-con-scasso-2023.jpg)
Ma quando i cittadini si trovano a vivere in zone o quartieri presi di mira dai ladri, non ci sono statistiche che tengano: a prevalere è la paura, la rabbia, il senso di abbandono. E’ il caso di alcune palazzine a Pregassona, che nell’arco di pochi mesi sono state visitate più volte dai ladri. Anzi, dalle ladre come dimostrano i video delle telecamere di sorveglianza, che hanno immortalato la banda di giovani donne all’opera.
Nei filmati le si vede salire le scale e fermarsi davanti alle porte, origliare, guardare la luce dagli spioncini per capire se ci fosse qualcuno nell’appartamento. Ed in seguito - comunicando a gesti, senza parlare - decidere dove entrare. Per poi andarsene in tutta tranquillità, come niente fosse.
“Poco prima di Natale hanno cominciato a rubare in questi palazzi. Si sono susseguiti poi tre furti: 22 dicembre, 27 gennaio e poi verso la metà di marzo”, ci racconta uno degli inquilini delle palazzine visitate dai ladri a Pregassona. “In casa mia - aggiunge - hanno preso quasi tutto. Borse di valore. Hanno preso gioielli. Orecchini. Orologi. Soldi. Hanno guardato anche dentro al freezer”.
Sono immagini che sorprendono e spaventano. Scene che sempre più spesso sono immortalate dalle videocamere private e che fanno anche il giro del web. Sui social i video di ladri sorpresi a rubare nella Svizzera italiana sono diversi, e vengono condivisi all’impazzata, diffondendo altra rabbia e nuove preoccupazioni. E allora, cresce la protesta e si moltiplicano le domande: come difendersi? E che cosa fa la polizia?
“Per me è importante che la polizia continui ad avere una certa prossimità”, spiega il portavoce della polizia Renato Pizolli. “Ma se come cittadino sono ben difeso, il ladro magari guarda da un’altra parte”, aggiunge.
“Sono venti anni che lavoro in polizia e a livello statistico c’è stato un incremento, ma non la vedo così tragica”, rassicura il sergente maggiore della polizia cantonale Paolo Andrade. “Chiaro - prosegue - chi è stato toccato direttamente da un furto avrà una percezione diversa, avrà una paura che porterà con sé nel tempo: un senso di insicurezza che non si può colmare”.
Lo confermano le testimonianze delle vittime dei furti: la scoperta, lo spavento, il trauma che non fa dormire la notte. “Mio figlio piccolo, che ha 3 anni, è stato più di 1 mese a dirmi che i ladri secondo lui avevano gli artigli perché vedeva tutti i graffi sulla porta”, racconta sempre la persona derubata a Pregassona, che è il padre di due bambine e preferisce rimanere anonimo per proteggerle. “E con la figlia grande, che ha quasi 9 anni, è stato ancora più difficile perché per diversi mesi non si alzava di notte e aveva paura se c’era il buio. Una volta si è svegliata e si è messa a piangere dicendo che qualcuno era entrato in camera sua”.
E la ferita può essere talmente profonda che a volte non si cancella nemmeno dopo anni. “Lo shock legato al fatto che ti entrano in camera è stato molto forte. È una brutta cosa quello che fanno queste persone”, ci racconta Helene Borlotti, dieci anni dopo essere stata addormentata e svaligiata in casa sua casa a Riva San Vitale. “Ogni tanto - le fa eco suo figlio Alessandro Heitz - ho ancora il flash di quello che è quell’esperienza. In quel momento lì ti rendi conto che non hai ancora elaborato del tutto quello che ti è successo. E non lo auguro a nessuno”.
“Dopo un furto bisogna provare a tornare alla propria quotidianità e alla propria routine, sapendo però al contempo che non è possiamo avere tutto sotto controllo. Questa è la vita”, conclude la psicologa dell’emergenza Nadine Maetzler.
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