Hanno truffato un ticinese per una cifra da capogiro: 150.000 franchi e Patti chiari si è messo sulle loro tracce. Un’inchiesta che ci ha portato in Costa d'Avorio, per scoprire chi c’era dietro a un caso che per le autorità africane non aveva grande interesse e per quelle ticinesi non poteva essere considerata una truffa.
Lui non è ricco, ha un lavoro da impiegato, vive in un appartamento, ha qualche risparmio da parte, ed è solo. Ha cercato amicizia su internet ed è finito nelle sgrinfie dei truffatori. O meglio, di una sedicente donna che gli aveva promesso di raggiungerlo in Ticino per sposarlo. La tecnica è sempre la stessa: prima le belle parole, le lusinghe poi le richieste di denaro, sempre più alte. La vittima, innamorata, paga fino alla scoperta dell’amara verità. E qui inizia il bello.
Scoperta la truffa il nostro cittadino si rivolge alla giustizia, in Ticino e in Costa d’Avorio, dove l’imbroglio era stato orchestrato, ma per la procura ticinese la colpa è sua, avrebbe dovuto riconoscere la truffa e non cascarci.
Per le autorità africane, invece, non ci sono colpevoli: impossibile stabilire le responsabilità e catturare i malfattori.
Ma c’è di più, quei soldi spediti in Africa per l’ufficio ticinese delle imposte sono una donazione e come tali vanno tassati. Insomma truffato e mazziato.
Una vicenda kafkiana che accomuna molte vittime di truffa. Un reato difficile da provare in tribunale. Perchè se la vittima è ingenua, la colpa è sua, e per gli imbroglioni il gioco è fatto.
I casi si moltiplicano in tutta la Svizzera e c'è chi, inascoltato, ha chiesto di cambiare le regole. Parlano le vittime delle truffe e gli inviati di Patti chiari vanno a caccia degli impostori che la legge non può o non riesce a punire.
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