L’Europa si è svegliata con un Parlamento molto più frammentato rispetto a quello che ha retto le sorti dell’Unione negli ultimi 5 anni. I sondaggi non sono stati smentiti dai dati ufficiali che non sono ancora del tutto definitivi ma che consentono di tracciare un bilancio quasi conclusivo della tornata elettorale nei 28 Paesi dell’Unione.
Le due storiche famiglie che compongono il Legislativo di Strasburgo, i Popolari e i Socialisti, perdono la maggioranza assoluta: un risultato inedito. Il gruppo Popolare rimane il primo partito, con oltre 180 seggi, mentre la pattuglia Socialista, pure in netto calo potrà contare su poco meno di 150 parlamentari.
Il blocco di centrosinistra dovrebbe ottenere fra i 325 e i 330 seggi. Raggiungerebbe la maggioranza assoluta di 376 alleandosi o con i Verdi, che dovrebbero avere una settantina di seggi, o con il gruppo liberale di Alde, che dovrebbe giungere a sfiorare i 110 rappresentanti.
Dalla radio
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RG 07.00 del 27.05.2019 Il servizio di Giuseppe Limoncello e la corrispondenza di Pierre Ograbek in diretta da Bruxelles
RSI Info 27.05.2019, 09:27
RG 07.00 del 27.05.2019 La corrispondenza da Roma di Claudio Bustaffa
RSI Info 27.05.2019, 09:18
RG 07.00 del 27.05.2019 La corrispondenza da Londra di Giancarlo Ciccone
RSI Info 27.05.2019, 09:19
RG 08.00 del 27.05.2019 La corrispondenza da Berlino di Walter Rahue
RSI Info 27.05.2019, 10:36
RG 08.00 del 27.05.2019 La corrispondenza da Parigi di Alessandro Grandesso
RSI Info 27.05.2019, 10:38
La ripartizione dei seggi secondo i dati quasi definitivi
In crescita, anche se non omogenea per tutti gli Stati anche la partecipazione che si fissa al di sopra di quella raggiunta nello scrutinio di 5 anni fa.
Affluenza generalmente in crescita
Cresce, come da pronostico, la Destra sovranista, radicale ed euroscettica incarnata, soprattutto, dal Rassemblement National di Marine Le Pen, il primo partito di Francia con il 23,4 % avanti di un punto alla formazione del presidente Emmanuel Macron, e dalla Lega di Matteo Salvini che in Italia diventa primo partito al 34% staccando di una decina di punti il Partito democratico e di una ventina l’alleato di Governo, il Movimento 5Stelle che si ferma al 16,5%. Flop dei Gilet gialli che per mesi hanno tenuto apparentemente in scacco il governo Macron. Il movimento non è riuscito a tradurre le contestazioni di piazza in consenso elettorale, raccogliendo con le due liste che ad esso si sono ispirate, meno dell'uno per cento dei voti.
In Gran Bretagna la neonata formazione pro Brexit di Nigel Farage “asfalta” gli altri partiti con il 33% delle preferenze relegando i due partiti storici, i Laburisti e i Conservatori, rispettivamente, al terzo e al quinto posto. I Tory della dimissionaria premier Theresa May incassano una sconfitta epocale fermandosi all'8,8% delle preferenze (il peggior risultato dal 1832) e facendosi superare ampiamente dai Verdi e dai LibDem giunti secondi. Affluenza record (42,3%) e vittoria travolgente di Fidesz, il partito del premier Viktor Orban, alle europee in Ungheria, dopo una campagna tutta giocata in chiave anti-immigrazione. Fidesz si accaparra 13 dei 21 seggi riservati all’Ungheria.
In Austria, il partito conservatore del cancelliere austriaco Sebastian Kurz si è piazzato in testa, davanti ai socialdemocratici e all'estrema destra del FPÖ, colpita dall'"Ibizagate". In Spagna, il capo del governo spagnolo Pedro Sanchez è l'unico socialista ad emergere come il grande vincitore delle elezioni in un grande paese. In Grecia, delude invece la sinistra radicale, che perde seggi rispetto al 2014 e vede anche la sconfitta del suo uomo simbolo, il Alexis Tsipras, che chiede elezioni anticipate.
In Polonia, a conta pressoché ultimata, si è imposto il partito Conservatore PiS al potere a Varsavia con circa il 46% dei voti. Parecchio dietro arriva l'alleanza dei partiti d'opposizione della Coalizione europea con il 38%. Al PiS spetta ora mantenere le promesse della campagna elettorale durante la quale ha sollevato i fantasmi della questione LGBT, della moneta unica, degli immigrati. Più volte, negli ultimi 4 anni, si sono registrati scontri tra Varsavia e Bruxelles proprio a causa delle politiche del Governo polacco che spinge per un'Europa in cui deve primeggiare il sovranismo degli Stati in luogo della corrente federalista.
ATS/ANSA/AFP/Reuters/Not/Swing/diem/ARi
Modem (ReteUno 08.20) offrirà una prima analisi dei risultati del voto europeo nella puntata "Elezioni test su un’aria euroscettica" con ospiti Yves Mény, Mario Telò e Jan Zielonka.