Gallery image - Torture nei gulag cinesi
In un'intervista al China Women's Newspaper, il reporter Yuan Ling ha confermato le sue accuse sulla pratica sistematica della tortura in un campo di lavoro femminile. Il servizio di Ling è stato pubblicato da giornale online Lens, ma è scomparso da internet dopo poche ore.
L'articolo citava il diario di una delle detenute del campo di lavoro di Masanjiao, nel nordest del paese. Nel documento, che la donna è riuscita a portare fuori dall'istituto, vengono descritte con un agghiaccante realismo le torture cui le "ospiti" venivano sottoposte dai secondini.
L'incubo Masanjiao
Il Masanjiao, che è solo uno dei 300 laojiao in Cina, ospita la maggior parte delle prigioniere della provincia. Qui la polizia può decidere di rinchiudere donne e ragazze anche senza processo, fino ad un massimo di 4 anni.
Secondo quanto raccolto da “lens”, le detenute vengono torturate con scariche elettriche. Una pratica che in alcuni casi può portare a danni permanenti del sistema nervoso. La legge sui campi di lavoro prevede questo metodo punitivo possa essere utilizzato solo in caso di rivolta o grave insubordinazione.
Tra le altre forme disciplinari, vi sarebbero inoltre malnutrizione e turni di lavoro massacranti.
Chi finisce nei campi di lavoro?
Una condanna fino a quattro anni di detenzione in un "laojiao" può essere decisa in via amministrativa dalle autorità della polizia, senza che sia necessario un processo.
Attualmente si calcola che 190mila persone, in gran parte piccoli criminali e prostitute, si trovino nei laojiao. Secondo i media cinesi, le autorità del Liaonign, dove si trova il centro di rieducazione Masanjiao, avrebbero aperto un'inchiesta sulla vicenda.