L’iniziativa “Sgravare i salari, tassare equamente il capitale”, più nota come iniziativa “99%”, è il primo oggetto sottoposto ai cittadini per le votazioni federali del 26 settembre. La proposta di modifica costituzionale, promossa dalla Gioventù socialista, è stata depositata nel 2019 con più di 109'000 firme valide a sostegno.
L’obiettivo del testo, sottolineano i suoi promotori, è quello di tassare maggiormente quell’uno per cento più ricco della popolazione, che beneficia di elevati redditi da capitale non legati al lavoro (ossia quelli riconducibili a interessi, azioni, titoli, dividendi, locazioni, ecc), a fronte del 99% che vive invece solo del proprio salario. Il maggior gettito legato a questa imposizione più incisiva consentirebbe quindi di rafforzare le prestazioni sociali e di mitigare la pressione fiscale sui redditi medio-bassi.
Ma come si espliciterebbe, concretamente, questa maggiore pressione fiscale? La porzione di reddito da capitale eccedente un dato ammontare indicato per legge risulterebbe, ai sensi del testo, imponibile nella misura del 150%. Poniamo, ad esempio, un reddito da capitale pari a 150’000 franchi e una soglia di tassazione più elevata fissata, per questa tipologia di reddito, a 100’000 franchi. In questo caso l’eccedenza di 50’000 franchi sarebbe calcolata una volta e mezza ai fini dell’imposta: di conseguenza la cifra imponibile passerebbe dagli attuali 150’000 a 175’000 franchi.
L’iniziativa, va rilevato, fissa principi generali ma non specifica nel dettaglio le modalità concrete di applicazione. Se la modifica costituzionale venisse accolta, competerebbe quindi alle Camere la definizione precisa dei redditi da capitale in questione, delle soglie d’importo al di sopra delle quali scatterebbe la tassazione più elevata e delle modalità di ridistribuzione delle maggiori entrate fiscali così conseguite.
Gli argomenti degli iniziativisti
I promotori dell’iniziativa non ritengono attualmente eque né l’imposizione sui redditi da capitale, né la ridistribuzione del relativo gettito. I grandi azionisti - affermano - pagano ad esempio tasse limitatamente al 70% del reddito da capitale detenuto. Più in generale gli iniziativisti ritengono che le entrate derivanti dai redditi da capitale siano sottratte ad una massa salariale che, per la stragrande maggioranza della popolazione, ristagna invece da anni.
I sostenitori del testo sostengono inoltre che gran parte delle risorse dei più abbienti non confluisca nell’economia reale, ma trovi collocazione sui mercati finanziari, con finalità speculative. La maggiore imposizione sui redditi da capitale permetterebbe quindi di ridurre le tasse a carico dei redditi medio-bassi, aumentando il potere d’acquisto, rafforzando la socialità e determinando benefici anche per le piccole imprese.
La posizione di Governo e Parlamento
Minori incentivi a costituire risparmi e capitale, rischi per la piazza finanziaria e i posti di lavoro, validità degli attuali strumenti di ridistribuzione del reddito. Con questi argomenti il Consiglio federale e le Camere avversano l’iniziativa, giudicandola troppo vaga e sottolineando che, nel raffronto con gli altri Stati, l’imposizione sul capitale risulta in Svizzera già abbastanza elevata.
Esecutivo e Parlamento osservano inoltre che anche il capitale va in definitiva guadagnato, ottenendo un reddito e mettendolo da parte. L’adozione del testo, quindi, penalizzerebbe i redditi da capitale rispetto a quelli da lavoro, determinando in tal modo un’ingiustizia. Una maggiore imposizione potrebbe quindi indurre i soggetti con alti redditi da capitale a mutare domicilio e incidere inoltre sulla propensione al risparmio, dal momento che sarebbe maggiormente tassato il reddito che è frutto del capitale risparmiato.
Votazioni 26 settembre, primo sondaggio SSR
Telegiornale 20.08.2021, 22:00