Invece di un museo dedicato alla storia delle donne, la Svizzera si doterà di una "rete di terzi" sulla storia dell'uguaglianza fra i due sessi. Lo ha deciso oggi, mercoledì, il Consiglio nazionale adottando in seconda lettura, per 119 voti a 68, una mozione della deputata Marianne Streiff-Feller (PEV/BE) modificata dagli Stati.
Con il suo atto parlamentare, la consigliera nazionale bernese voleva incaricare il Consiglio federale di elaborare un progetto riguardante un museo nazionale esclusivamente incentrato sulla storia delle donne, tuttora assente nella Confederazione malgrado al mondo esistano già quasi 100 istituzioni del genere, ad esempio nelle vicine Italia, Germania e Austria.
Dopo una prima adozione al Nazionale, lo scorso maggio gli Stati hanno fatto altrettanto, apportando però un ritocco significativo. Dato che l'istituzione di un nuovo museo a livello federale avrebbe richiesto una modifica della pertinente legge, i "senatori" hanno preferito creare una "rete di terzi" - ossia appoggiarsi alle associazioni di istituzioni al di fuori dell'amministrazione federale che s'impegnano congiuntamente per salvaguardare, valorizzare o presentare il patrimonio culturale - sulla storia della parità tra donne e uomini in Svizzera. Il Governo dovrà prevedere il finanziamento di tale rete nel prossimo messaggio sulla cultura.
Si tratta di una via pragmatica, forse addirittura di una migliore soluzione per rendere il ruolo e la lotta delle donne più tangibile, ha riconosciuto a nome della Commissione Lilian Studer (PEV/AG). Una rete di terzi permetterà di creare sinergie a livello delle competenze già disponibili e di incoraggiare una collaborazione duratura fra le istituzioni esistenti in tutte le regioni svizzere, ha aggiunto Valérie Piller Carrard (PS/FR).
Scettico l'UDC, con Mauro Tuena (ZH) che ha bollato come non necessaria questa rete, preoccupato per le spese che bisognerebbe dedicarle tenendo conto della delicata situazione finanziaria attuale. Malgrado non assecondasse l'idea originale di un museo delle donne, il consigliere federale Alain Berset ha ammesso che l'Esecutivo trova l'idea di una rete interessante, anche perché esiste già una base legale per sostenerla.