"Quanto abbiamo sentito testimonia una situazione grave. Credo che in questo caso bisogna lasciare lavorare l’azienda, ma fare in modo che le leggi siano rispettate. Su questo non si transige: ci sarà la massima attenzione da parte dell’Ispettorato del lavoro - questo lo assicuro a tutti i ticinesi - in collaborazione stretta con la Commissione paritetica". Lo ha affermato il direttore della Divisione economia del Dipartimento finanze ed economia del cantone, Stefano Rizzi, durante la puntata di Modem di giovedì, in cui sono state fatte ascoltare le testimonianze di due persone che hanno lavorato recentemente in LGL.
Testimonianze (vedi video) che hanno riferito di situazioni di lavoro critiche all'interno dei magazzini dove viene gestita la logistica di Gucci, quali forti pressioni sulla produttività, difficoltà ad accedere alle toilettes, pianificazione comunicata di giorno in giorno via WhatsApp, impossibilità di bere acqua durante i turni o di ripararsi dal freddo.
Gucci, le testimonianze di due persone che hanno lavorato nei magazzini LGL in Ticino
Alice Pedrazzini e Elena Boromeo 28.02.2019, 09:15
"Dovremo prendere sicuramente atto delle testimonianze che sono state portate e andare più a fondo nella problematica", ha commentato Giovanni Scolari, segretario regionale dell'OCST. In particolare, secondo il sindacalista, la modalità di comunicazione dei piani di lavoro va contro le normative sul lavoro e contro gli accordi del contratto di Ticinomoda sottoscritto dalle parti sociali e dall'azienda.
Nello stesso tempo, però, è difficile tenere sotto controllo la situazione "vista l'impossibilità di entrare nei posti di lavoro e di approcciare i dipendenti", aggiunge Scolari. Difficoltà confermata anche da Vincenzo Cicero segretario UNIA del Sottoceneri, che sottolinea come i lavoratori di LGL "siano stati addestrati a non parlare con nessuno, non possono nemmeno permettersi di ¨comunicare con un sindacalista davanti alla sede di lavoro perché hanno paura di perdere il posto". Nel 2014, UNIA aveva già denunciato e definito queste situazioni "scandalose". Dopo cinque anni "non ci sorprende che non sia cambiato nulla".
Meravigliato invece si è detto Franco Cavadini, presidente della Commissione paritetica del settore e presidente onorario di Ticinomoda. "Mi sorprendo perché la ditta la conosco, è una ditta molto seria che ha fatto di tutto per accontentare il proprio personale", dichiara aggiungendo che "siamo in un paese civile, non penso che si adottino questi sistemi. Se (i testimoni, ndr) hanno detto queste cose, dovranno essere provate. Vedremo di fare un’inchiesta noi".
La "Fashion Valley" ticinese comunque comprende realtà eterogenee, in alcuni casi anche molto virtuose. Sul settore sembrano però addensarsi delle nubi all'orizzonte: la futura fine dei regimi fiscali privilegiati per le aziende estere con sede in Svizzera, le inchieste fiscali in Italia e in Francia, e altri fattori. Anche di questo si parlerà nella puntata di Falò di giovedì 28 febbraio, in onda su LA1 alle 21.10.