Ticino e Grigioni

Protezione civile, nel 2025 mancheranno 2'000 militi

C'è preoccupazione in Ticino: il rischio è di non poter più garantire tutti i servizi di pubblica utilità e gli interventi d'urgenza - Il punto

  • 6 novembre 2022, 07:50
  • 14 novembre, 14:27
Di: Sharon Bernardi/Quotidiano/M. Ang. 

In Ticino, nel 2025, mancheranno 2'000 militi della protezione civile (il 40%), mentre oggi il cantone può contare su 4'500 militi. Nell'ultimo decennio il numero delle nuove incorporazioni è diminuito da 350 a circa 200 all'anno. Un problema che si farà più pressante tra 3 anni.

C'è preoccupazione, anche se il calo prosegue da anni. Il rischio è di non poter più garantire tutti i servizi di pubblica utilità e gli interventi d'urgenza. Per questo si guarda con interesse alle discussioni a livello federale sul raggruppamento di protezione e servizio civile.

Intanto il Ticino ha già cercato di tamponare il "buco", posticipando la nuova legge che diminuisce da 20 a 12 gli anni di servizio.

E' da una decina d'anni che la protezione civile è sempre più magra. La colpa è del calo demografico, ma anche di un esercito che recluta il 10% di soldati in più. I compiti, invece, non sono cambiati: dai lavori di ripristino dopo una frana ai corsi di ripetizione, fino alla gestione dei centri anti-Covid o dei flussi migratori. La protezione civile è impegnata anche a Vacallo, dove al pari di Stabio, vengono accolti, solo la notte, quei migranti che non chiedono asilo e sono quindi in procedura sistematica di riammissione in Italia.

Non ci sono molte strade per far fronte al calo degli effettivi, una è quella di aumentare i giorni di servizio. "È una lama a doppio taglio - spiega Ryan Pedevilla, sostituto e aggiunto capo della Sezione del militare e della protezione della popolazione - perché comporta la riduzione del tempo d'impiego dei militi che dopo 245 giorni non sarebbero più impiegabili". L'alternativa sarebbe quella di rinunciare ad alcune prestazioni, delegandole ad altri.

A Berna si sta invece discutendo della terza via: il raggruppamento sotto un'unica unità organizzativa della PCI e del servizio civile. "Solo quando i militi sono preparati si riesce ad essere efficaci", sottolinea Pedevilla. Detto altrimenti, i civilisti - che hanno detto di no per scelta al servizio militare - andrebbero però istruiti ed equipaggiati.

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