Cultura e spettacoli

Il padrino... e i cannoli

Intervista a Mark Seal, autore di "Lascia la pistola, prendi i cannoli" sull’epica realizzazione del film di Francis Ford Coppola

  • 06.11.2021, 22:03
  • 20.11.2024, 19:21
Coppola e Brando sul set

Coppola e Brando sul set

  • Steve Schapiro

Ci sono Marlon Brando e Al Pacino. Ci sono scene culto, come la testa mozzata del cavallo nel letto o quella di Clemenza coi cannoli dopo un'esecuzione.

Ci sono citazioni a iosa, ripetute a memoria da generazioni di appassionati ("Un’offerta che non potrà rifiutare", "Gli amici tienili stretti, ma i nemici ancor di più", "Mai dire a una persona estranea alla famiglia quello che c’hai nella testa",…).

C'è un'aurea da epopea newyorkese, dove si fondono epica, film gangster e romanzo di formazione che fanno del Padrino uno dei film più conosciuti e amati.

A quasi 50 anni dalla famosa prima a Broadway del film di Francis Ford Coppola tratto dal romanzo di Mario Puzo, Mark Seal – giornalista e scrittore – ha scritto Leave the Gun, Take the Cannoli (“La pistola lasciala, prendi i cannoli”), la storia della realizzazione del film che nel 1973 vinse tredici Oscar. 432 pagine di un libro scritto come un romanzo per un "making of" che fu più romanzato, a dir poco travagliato.

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“Leave the Gun, Take the Cannoli” di Mark P. Seal

  • Gallery Books, 2021

Qual è secondo lei il segreto del successo de Il Padrino?

Mark Seal: “Il fatto di non essere solo un film gangster, i protagonisti non sono solo assassini e criminali, questi gangster sono uomini. Hanno famiglie, sono padri e figli, e zii, partecipano a matrimoni, a battesimi. Nel mondo di Little Italy, il film parla del sogno americano, della ricerca della felicità all’ombra della Statua della Libertà.”

Prima il romanzo best seller e poi il film…

"Sì, era una bozza di sceneggiatura divenuta un best seller nel 1969 e poi trasformato in film nel 1972. Il film del Padrino rese ricco il suo scrittore/sceneggiatore… e pensare che per terminare il romanzo Mario Puzo, che era sempre in bolletta, riuscì a farsi anticipare il pagamento di 1'200 dollari dal suo editore”.

L'avventura di Francis Ford Coppola con la Paramount stava per finire ancor prima di iniziare

“Per la scelta degli attori principali: Brando e Pacino. Il regista e Puzo volevano Marlon Brando per la parte di don Vito Corleone, ma la produzione lo riteneva finito, troppo litigioso e capriccioso e gli avrebbe preferito Ernest Borgnine o Burt Lancaster, allora Puzo scrisse personalmente a Brando”.

…e riuscirono a imporlo…

“Sì, vi fu il famoso test a casa di Brando che allora aveva 47 anni. Brando prese dell’ovatta e se la mise in bocca e iniziò a parlare come don Vito Corleone, e disse “voglio sembrare un bulldog e parlare come se nella voce si sentisse la ghiaia”. Poi per le riprese però utilizzo un apparecchio odontotecnico, non l’ovatta”.

Poi, prima della diffusione in sala, il film rischiò nuovamente di essere bloccato…

"Si, vi fu una protesta sostenuta dalla famiglia Colombo che sosteneva che Il Padrino elogiasse il crimine organizzato e denigrasse la comunità italiana, rappresentata in modo stereotipato.

E come si placò la polemica?

"Si scoprì che l’obiettivo era solo uno: si voleva togliere il termine “mafia” dalla sceneggiatura e che non venisse mai pronunciato. E così nel film di mafia per antonomasia non si pronuncia mai il suo nome…"

Come accolse la malavita il successo del film?

“Ci furono articoli molto critici, si disse che Puzo e Coppola avevano ingigantito e drammatizzato eccessivamente la vita del crimine organizzato, alcune interviste lasciavano intuire un certo compiacimento dei boss locali, ma c’è una vignetta nel libro, pubblicata nell’aprile del 1972 che mi pare riassuma bene il clima attorno al film…”

A differenza del romanzo, nel film non c’è la figura di Frank Sinatra, o meglio ha un ruolo assai marginale…

“Frank Sinatra è il cantante Johnny Fontane, ma mentre Fontaine nel romanzo ha grande spazio nel film appare solo in poche scene, quando si esibisce al matrimonio di Connie. L’attore Al Martino fu eccezionale, ma Sinatra non apprezzò molto…”.

…c’è invece Diane Keaton, attrice attivista e femminista nella parte della futura e sottomessa moglie di Michael Corleone/Al Pacino…

“L’ho incontrata in occasione del 45esimo anniversario del film e mi disse che aveva guardato recentemente Il Padrino al computer dopo tanti anni e che stentava a crederci, a rivedersi nel film… “Ero così improbabile nel ruolo di Kaye Adams!”, mi disse, ma aggiunse che fu un grande onore esserne parte”.

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