“Partenope” è il titolo del nuovo film di Paolo Sorrentino, proiettato anche nelle sale della Svizzera italiana da una decina di giorni. Al di là della trama (strettamente contemporanea), Sorrentino s’ispira a un mito molto noto, quello della sirena Partenope, appunto: morta d’amore sulla spiaggetta di fronte alla roccaforte di Castel dell’Ovo, è lei che diede il suo nome alla città (anche se esisteva una Neapolis antica sulla Collina di San Martino) e oggi serve a designare i “partenopei”. Cogliamo questo pretesto per dedicare una settimana all’antico mito della sirena, chimera che unisce uomo e animale.
Si conclude oggi la nostra settimana né carne né pesce, a inseguire tra oriente e occidente, tra miti antichi e modernità, la figura della sirena. Figura perturbante, di cui due antropologhe (Elisabetta Moro e Sara Petrella) ci hanno raccontato le metamorfosi; mentre ieri lo scrittore veneto Giovanni Montanaro ci ha fatto scoprire le tristi vicende biografiche e la splendida storia della Sirenetta di Andersen; e martedì Luca Starita ci ha parlato di Napoli, femminielli e generi non sempre identificabili. Oggi guardiamo verso l’ecologia e verso il futuro, con un romanzo di fantascienza intitolato Sirene e pubblicato da Marsilio nel 2007 (lo ritrovate ora come tascabile da Feltrinelli). Di sirene e fantascienza parliamo con l’autrice, Laura Pugno, poetessa e romanziera romana – ma a lungo anche direttrice del centro culturale italiano di Madrid.
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