Blu come un'arancia

Letteratura e guerra

A cura di Marco Alloni

  • 20 giugno 2016, 20:20
Letteratura e guerra
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Blu come un'arancia
Da lunedì 20 giugno a venerdì 24 giugno 2016 alle 18:20
Replica il giorno seguente alle 01:30

Letteratura e guerra (approfondimenti radiofonici, RSI 2016)

  • "Guerra della fine del mondo" di Mario Vargas Llos (1./5)

    Blu come un'arancia 20.06.2016, 18:20

  • "Cercando l’Imperatore" di Roberto Pazzi (2./5)

    Blu come un'arancia 21.06.2016, 18:20

  • "Io, Marcos", il pamphlet del Subcomandante (3./5)

    Blu come un'arancia 22.06.2016, 18:20

  • "Il generale dell’armata morta" di Ismail Kadaré (4./5)

    Blu come un'arancia 23.06.2016, 18:20

  • "Guerra infinita" di Giulietto Chiesa (5./5)

    Blu come un'arancia 24.06.2016, 18:20

Da sempre la letteratura narra la guerra. E da sempre si ragiona e si scrive su come la letteratura narri la guerra. Nel Blu come un’arancia di questa settimana Marco Alloni cercherà di prendere in considerazione alcuni libri che la guerra l’hanno raccontata da prospettive non prevedibili, mostrandocela per così dire da un’angolatura inedita o non convenzionale. Si parlerà allora della "Guerra della fine del mondo" di Mario Vargas Llosa, pervasa di misticismo e pauperismo; si attraverseranno le infinite lande della steppa russa "Cercando l’Imperatore" insieme al romanziere Roberto Pazzi; si entrerà nel vivo della sollevazione indigena messicana del 1992, avvalendosi del pamphlet del Subcomandante Marcos "Io, Marcos"; si ripercorreranno le cupe ricerche dei caduti della Seconda Guerra Mondiale da parte di un ex generale italiano nel capolavoro dello scrittore albanese Ismail Kadaré "Il generale dell’armata morta". E infine si parlerà della guerra contemporanea, della "Guerra infinita" che il giornalista Giulietto Chiesa ci illustra in tutti i suoi rilievi di crudeltà e spietatezza strategica: la guerra che i potenti della terra stanno scatenando, da decenni, per assoggettare il mondo al dominio americano. Cinque retrospettive per ricordarci che la guerra, se è forse consunstanziale all’avventura umana, è anche la peggiore delle dimensioni in cui l’uomo esprime e ritrova se stesso.

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