«Il gioco è una funzione che contiene senso; anzi, è lo strumento privilegiato nella costruzione di senso» lo sosteneva lo storico e linguista Johan Huizinga nel suo saggio Homo Ludens uscito nel 1938.
Un saggio in cui Huizinga argomenta come la stessa civiltà umana si sviluppi e sorga da un’esperienza ludica e che tutte quelle attività che attribuiamo alla sfera della serietà, come l’arte, la scienza, la religione, fino alla guerra, prendano forma a partire dal gioco. Un discorso che vale anche per la cultura che ha nelle sue fasi originarie il carattere di un gioco.
A quelle fasi torna in una certa misura l’ultima creazione del collettivo teatrale Trickster-p The Game che ha debuttato qualche settimana fa al Lac di Lugano e che ora inizia la sua tournée nelle città della Svizzera interna. Del rapporto tra gioco e teatro, ma anche delle affinità e delle ibridazioni tra cinema, serie tv e la più moderna delle declinazioni ludiche, i video games, parla questa settimana Charlot con un nutrito gruppo di ospiti dalla regista Cristina Galbiati, anima e fondatrice del Trickster-p, al game designer che ne ha affiancato il lavoro per the Game Pietro Polsinelli, fino ai prof. Emanuela Scarpellini e Matteo Bittanti che hanno dedicato numerosi saggi al ruolo dei videogiochi nella società contemporanea.
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