Dal 23 gennaio al 2 febbraio 2025 il parigino Théâtre du Châtelet ha ospitato Orlando, opera seria in tre atti di Georg Friedrich Händel, su libretto di autore anonimo ispirato da L’Orlando, overo La gelosa pazzia di Carlo Sigismondo Capece e Orlando di Grazio Braccioli, a loro volta ispirati dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. La cui prima rappresentazione risale al 27 gennaio 1733, al King’s Theatre di Londra. A proporlo al pubblico della ville lumière, per sei rappresentazioni, l’ensemble “made in France” Les Talens Lyriques sotto la guida del suo fondatore, il clavicembalista Christophe Rousset. La regia è affidata a Jeanne Desoubeaux, le scene sono di Cécile Trémolières. Mentre, a comporre il cast vocale Katarina Bradić nel ruolo del titolo, Siobhan Stagg nelle vesti di Angelica, Elizabeth DeShong in quelle di Medoro, Giulia Semenzato di Dorinda e Riccardo Novaro di Zoroastro. La vicenda è quella tratta dal celeberrimo poema epico cavalleresco dell’Ariosto risalente ad inizio XVI secolo. La travagliata vicenda sentimentale in cui ad intrecciarsi sono manifestazioni di estremo sentire come amore, gelosia, disperazione e follia che ritroviamo in un’ambientazione a dir poco “visionaria”: un museo in cui i personaggi della narrazione riprendono vita “uscendo” letteralmente dalle tele appese alle pareti. Ad assistere alle loro peripezie quattro ragazzi, parte di una scolaresca in gita, che, sfuggiti alla sorveglianza di insegnante e custode, rimangono a trascorrere la notte tra le sale del museo. Ma, forse, per qualche istante si è tentati di domandarsi, come suggeriva qualche tempo fa la copertina della nota rivista francese Classica con un provocatorio “strillo”: “che le regie delle opere siano andate troppo oltre”?
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