È passato un anno dal 7 ottobre e – accanto alla guerra vera e propria, combattuta con le armi del terrore, delle bombe e dei carrarmati – sono stati 365 giorni di guerra ideologica, nel corso della quale le parti in campo hanno cercato di giustificare le proprie azioni. E lo hanno fatto anche usando la storia, in particolare quella della Shoah: il giorno dopo il 7 ottobre, Israele paragonava l’attacco terroristico di Hamas a un pogrom, mentre le immagini degli sfollati nella striscia di Gaza costretti alla fuga dai bombardamenti israeliani ricordano le immagini della Nakba del 1948. E poi c’è la questione dell’antisemitismo e del suo uso politico, così come quello della legittimità della violenza politica degli oppressi. Enzo Traverso, storico della Shoah, professore alla Cornell University di Ithaca, negli Stati Uniti, ha deciso di affrontare questi temi in un volume recentemente pubblicato per Laterza intitolato “Gaza davanti alla storia”.
Un vero e proprio atto d’accusa contro quello che viene definito il genocidio del popolo palestinese e anche un grido d’allarme: secondo Enzo Traverso, Israele sta svuotando di significato il termine antisemitismo piegandolo alla ragion di stato, con l’effetto paradossale di farlo ritornare in forze. Mattia Pelli lo ha intervistato.
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