Volenti o nolenti, tutti noi sui banchi di scuola ci siamo confrontati con i cosiddetti “canoni”, letterari e artistici. Pensiamo alla storia della letteratura italiana, dalla triade Dante-Petrarca-Boccaccio in giù fino a Calvino, a quell’elenco di testi e autori del passato ritenuti esemplari per qualità e rappresentatività, e dunque degni di essere studiati e tramandati.
Una selezione delle opere di maggior valore, estetico ma anche morale, su cui poggia la nostra identità collettiva e la nostra cultura. Eppure, in Italia come in Europa e negli Stati Uniti, una parte della critica da decenni si oppone a questi canoni, quasi esclusivamente maschili e bianchi. Dove sono, innanzitutto, le donne? Le poetesse, romanziere, pittrici, fotografe? E dove sono gli autori migranti, queer, afrodiscendenti e tutte quelle voci periferiche rispetto ai centri istituzionali del sapere?
In occasione dei cento anni dalla nascita di Cristina Campo, ennesima voce femminile importante del Novecento italiano rimasta sconosciuta ai più, oggi esploriamo le opere, gli autori e gli spazi esclusi dai canoni occidentali dominanti. Con la professoressa ordinaria di Letteratura italiana all’Università di Zurigo Tatiana Crivelli, la scrittrice e saggista Elisabetta Rasy e il regista e produttore afroitaliano Fred Kuwornu.
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