Quello della nascita è considerato il primo trauma della nostra vita. Passare da un luogo caldo e sicuro a un luogo ostile, accecante, che ci costringe a respirare coi nostri polmoni, è un momento che lascia segni profondi nella psiche di ognuno di noi.
Ma il momento della nascita è anche quello in cui, per la prima volta, definiamo il confine tra noi e resto del mondo. Smettiamo di essere parte di un altro corpo, e diventiamo noi stessi un nuovo corpo indipendente. E il confine tra noi e il resto del mondo, la frontiera che ci separa dal mondo e allo stesso tempo ci definisce, diventa la nostra pelle.
Questa settimana, Moby Dick parte da qui: dalla pelle intesa come confine; come barriera che ci protegge dai pericoli, ci definisce, ci identifica come individui, ma ci separa anche – ineluttabilmente - dal resto del mondo. La pelle come luogo di scambio, tra il “dentro” e il “fuori”.
I nostri ospiti della prima parte sono: Giulia Paganelli, antropologa, storica e scrittrice, studiosa delle dinamiche cognitive e comunicative legate alla corporeità “non conforme”, autrice di Corpi Ribelli - Storie umane di Rivoluzione (Sperling, 2023); e Marta Pizzolante, ricercatrice e specialista in Neuroscienze Cognitive. La sua ricerca si concentra sul rapporto tra scienza, estetica, arte e nuove tecnologie.
Nella seconda parte cambieremo prospettiva: approfondiremo il tema del confine nella letteratura – in particolare in quella fantastica - e di come spesso il confine si leghi con il tema dell’attesa. Elemento questo particolarmente presente in Dino Buzzati. Lo faremo con Silvia Zangrandi, docente di letteratura italiana contemporanea presso l’Università IULM di Milano: esperta di letteratura fantastica, ha pubblicato alcuni volumi teorici sul fantastico novecentesco e una monografia dedicata a Dino Buzzati (Dino Buzzati, l’uomo, l’artista, Pàtron editore, 2014).
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