Artista poliedrico, certamente. Tenore italiano, francese d’adozione, Marco Angioloni è oggi considerato una delle voci più interessanti del panorama della musica antica, ma non solo. Nella sua discografia da solista si contano una raccolta di arie omaggio alla figura del grande tenore settecentesco Annibale Pio Fabri, un programma dedicato agli istrionici ruoli delle nutrici nelle opere barocche italiane e “Dolce Vita”, una sorta di viaggio ideale nella canzone popolare francese e italiana tra il 1932 e il 1956. Inoltre, Angioloni è fondatore, nel 2018, e direttore musicale de Il Groviglio, ensemble dedito alla riscoperta del repertorio italiano del XVII e XVIII secolo. Proprio all’appena trascorso mese di gennaio risale l’uscita di “George Frideric Handel - Rinaldo 1731”, ultima fatica discografica de Il Groviglio, in cui Angioloni appare nella doppia veste di direttore e interprete del ruolo di Goffredo al fianco di apprezzate voci come quelle di Filippo Mineccia, Vivica Genaux e Roberta Mameli. Lo abbiamo incontrato a Parigi per domandargli della sua carriera, in rapida ascesa, e dei progetti passati e futuri.