Bob Dylan
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Profetismo civile e parodie beat

Gli anni Sessanta. La Bibbia di Bob Dylan (1./5)

  • Keystone
  • 16.12.2024
  • 26 min
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Di: Christian Gilardi e Renato Giovannoli 

Da lunedì 16 a venerdì 20 dicembre 2024 alle 17:00

Bob Dylan è stato definito poeta, profeta, mistico, e guida spirituale del suo tempo, ma è soprattutto un musicista unico: la sua genialità consiste nell’aver assorbito e reinterpretato influenze passate e presenti, creando un’opera originale e profondamente influente. Tuttavia, Dylan rappresenta anche un capitolo complesso della religiosità americana, con radici che toccano l’arte popolare e quella colta, e che si intrecciano con la storia e la società degli Stati Uniti. Il cantautore di Duluth ha vissuto ogni fase della spiritualità americana: pur non rinnegando la sua origine ebraica, ha usato la Bibbia cristiana come fonte ispiratrice, influenzato dalla poesia popolare americana che trova in quel testo una guida fondamentale. La Bibbia, “Grande Codice” della cultura occidentale, è la chiave per comprendere il “mistero Dylan”. Le trasmissioni dedicate al cantautore vogliono offrire un’interpretazione biblica delle sue canzoni, ma anche una nuova biografia spirituale. Molti dei suoi primi successi, come Blowin’ in the Wind, traggono ispirazione dalla Bibbia, in particolare dai libri di Ezechiele e Isaia. Alessandro Carrera, biografo di Dylan, ha osservato che la sua opera può essere letta come una «ripetizione della Bibbia, una grande storia di ritorno al paradiso perduto». Sebbene Dylan avesse un legame debole con la comunità ebraica, il contatto con la Bibbia avvenne fin da giovane in famiglia e divenne più sistematico durante la preparazione al bar-mitzvà. Ma l’ambiente di Duluth era difficile, e nella post-adolescenza emersero i conflitti con il padre, Abe, autoritario e borghese, che mal si conciliava con la natura ribelle di Dylan. Il giovane Bob, lontano dall’educazione familiare, si ispirava ai ribelli dell’epoca e divenne un dropout, libero da obblighi verso famiglia e società. Tuttavia, la Bibbia rimase un riferimento costante nella sua produzione, per lui insuperabile repertorio di metafore e parabole, e codice culturale di base, più che fondamento della sua spiritualità. Negli anni, però, la Bibbia assume un ruolo più diretto e, durante un momento di crisi personale – culminato nel divorzio dalla moglie Sara nel 1977 – Dylan si converte al cristianesimo, avvicinandosi alla Vineyard Fellowship, una chiesa evangelica fondata da Ken Gulliksen. Questa esperienza ispirò una controversa trilogia cristiana tra il 1979 e il 1981 con gli album Slow Train Coming, Saved e Shot of Love, dove Dylan esprime apertamente la sua nuova fede, accompagnandosi spesso con sonorità gospel. I brani, non sempre apprezzati dai critici, si allontanano dallo stile delle sue opere precedenti. Uno dei testi emblematici è Are You Ready?, incluso in Saved, dove Dylan, con un tono quasi perentorio, canta: «Avete deciso da che parte stare? Con il paradiso o con l’inferno? Siete pronti?». Questa canzone e altre di quel periodo riflettono una Bibbia implacabile e senza compromessi, richiedendo una fede «aggrappata a una solida roccia», come canta in Solid Rock. A esplorare il legame tra Dylan e la Bibbia è Renato Giovannoli, esperto di semiotica della cultura, autore della trilogia La Bibbia di Bob Dylan, pubblicata da Ancora nel 2017 che assieme a Christian Gilardi ha realizzato le 5 puntate che andranno in onda su Rete Due.

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