Oggi, la storia 27.10.14
Oggi, la storia 27.10.2014, 07:05
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Domenica scorsa la televisione svizzera di lingua tedesca ha mandato in onda il film diretto da Alain Gsponer, e visibile nelle sale lo scorso anno, dedicato alla figura di Paul Grüninger (1891-1972). Grüninger, che fu dal 19125 comandante della polizia cantonale sangallese, è diventato famoso perché permise nel 1939 a numerose centinaia di ebrei e ad altri profughi – pare circa 3000 persone – di mettersi in salvo in Svizzera dalla Germania nazista.
Dobbiamo ricordare che nell’agosto del 1938, un anno prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il Consiglio federale aveva decretato la chiusura delle frontiere. Il film racconta delle indagini del giovane ispettore di polizia Robert Frei che, inviato per far chiarezza riguardo ai numerosi casi d’immigrazione illegale nella regione di San Gallo, scopre una rete di solidarietà nei confronti dei profughi da parte della popolazione. Questa rete di solidarietà era sostenuta attivamente dallo stesso Grüninger, che procedeva antedatando i visti d’ingresso a prima della data di chiusura delle frontiere. L’uomo fu sollevato dall’incarico nel corso del 1939 e ufficialmente condannato per violazione d’atti d’ufficio un anno più tardi. Sappiamo che lui e la sua famiglia vissero in condizioni economiche assai modeste fino alla sua morte: solo nel 1971 il valore dei suoi sforzi umanitari e il suo coraggio furono premiati dalla fondazione israeliana Yad Vashem. Grüninger non era più vivo nel 1995 al momento in cui il tribunale di San Gallo ha deciso la sua riabilitazione e solo nell’agosto di quest’anno anche la polizia cantonale di San Gallo ha intrapreso lo stesso passo.
Il caso Grüninger, come il caso degli appalti di manodopera infantile, un altro increscioso episodio della storia contemporanea elvetica, mostra l’ottusità degli apparati amministrativi statali in casi estremi, come estrema era la situazione in Europa a ridosso dello scoppio della seconda guerra mondiale e rende bene evidente la situazione di tensione tra la volontà di seguire i propri valori, da un lato, e il dovere di obbedienza alle istituzioni per le quali si lavora, dall’altro.