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Ridotto dell'opera

Lucenti stelle d’Oriente

Un Puccini alla Scala e un libro sull’opera russa

  • Ieri
  • 50 min
  • Gaia Varon
  • Keystone
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Un centinaio di battute distribuite in otto interventi sono le modifiche che separano la Tosca pucciniana che solitamente ascoltiamo dalla versione che debuttò originariamente al Teatro Costanzi di Roma il 14 gennaio 1900. Documentata nell’edizione critica della partitura dell’opera, la versione romana fu scelta da Riccardo Chailly per l’inaugurazione, con una produzione firmata da Davide Livermore per la regia, della stagione milanese nel 2019 e torna in scena ora, fino al 4 aprile, al Teatro alla Scala sotto la guida di Michele Gamba, astro nascente della direzione d’orchestra. Sarà Carla Moreni a illuminare per noi i dettagli del testo e dell’esecuzione e del debutto scaligero di Chiara Isotton come protagonista, affiancata da Francesco Meli e Luca Salsi nei ruoli maschili. Ci avviamo poi verso la Russia con la cartolina di Nicola Cattò dal Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, un teatro eretto dove già sorgeva il Teatro-Circo: meno prestigioso del celebrato Bol’ šoj vetrina di opere e artisti italiani e francesi, il Teatro-Circo dava spazio agli artisti e alle opere locali e lì debuttò nel 1856 la Rusalka di Dargomyžskij. Di questa e di molte altre fonti letterarie per musica, opera e balletto fra Otto e Novecento, tratta il volume edito da LIM e intitolato La fabbrica dell’identità russa di Walter Zidarič di cui conversiamo con l’autore nella seconda parte.
 

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