Tempo dello spirito

Papa Francesco e il dialogo ecumenico

Con Daniele Campoli e Fulvio Ferrario

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- Il discepolo Tommaso è rimasto fermo al Venerdì della morte di Gesù: non è presente alla sua apparizione e afferma che crederà soltanto se potrà vedere e toccare il suo Maestro. Ma poi, l’apparizione del Risorto, cambia la sua prospettiva, apre la porta alla speranza. E Tommaso pronuncerà la più forte e incisiva confessione di fede: “Signore mio e mio Dio”. La meditazione biblica della prima domenica dopo Pasqua è tenuta dal pastore riformato di Lugano Daniele Campoli, che si sofferma sul racconto dell’apparizione ai discepoli, narrato nell’evangelo secondo Giovanni.

- Quale eredità lascia papa Francesco nell’ambito del dialogo ecumenico? Come il suo pontificato ha segnato i rapporti fra la chiesa cattolico-romana e le altre confessioni cristiane? I 12 anni del suo pontificato hanno visto senz’altro dei momenti simbolicamente importanti: come il 31 ottobre del 2016, quando ha partecipato, a Lund, in Svezia, alla vigilia delle commemorazioni per i 500 anni della Riforma avviata da Marti Lutero: un’assoluta novità nella storia del cristianesimo. Degli aspetti ecumenici del papato di Francesco – che si è spento il 21 aprile – parliamo con il teologo protestante Fulvio Ferrario, docente di Teologia sistematica alla Facoltà valdese di Teologia di Roma ed esperto del movimento ecumenico mondiale.

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