Il progetto che ha riunito al museo Poldi Pezzoli le otto tavole superstiti di uno dei maggiori capolavori di Piero della Francesca non è solo un perfetto esempio di diplomazia culturale che ha visto collaborare istituti museali europei e nord americani. È anche un’esemplare dimostrazione di quanto il lavoro dello storico dell’arte possa somigliare a un’appassionante spy story.
Proprio come dei detectives i curatori della mostra hanno formulato ipotesi partendo dalla possibilità di un confronto ravvicinato delle opere e dagli indizi e dalle prove documentali note, ipotesi che il lavoro di una squadra scientifica in grado di compiere innovative indagini diagnostiche, ha poi potuto confermare o correggere. Il risultato non è solo un’occasione unica di vedere riunite le parti di un capolavoro smembrato più di 500 anni fa ma anche un raffinato lavoro scientifico capace di svelare alcuni misteri sul lavoro e sulla tecnica del maestro rinascimentale.
Un progetto che Voci dipinte racconta attraverso la voce della direttrice del Poldi Pezzoli Alessandra Quarto e quella della professoressa di fisica Isabella Castiglioni che ha guidato la squadra scientifica.
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