È di qualche giorno fa l’ultimo allarme lanciato dal direttore italiano Riccardo Muti che, da tempo, non perde occasione per ricordare a pubblico ed istituzioni i motivi di una deriva inarrestabile della cultura musicale italiana.
Questa volta si è scagliato, prima di tutto, contro i media che, a parer suo, si occupano solo dei Måneskin (o “Maneskot” come li definisce), di rapper e di musica senza valore.
Ne ha per tutti, il direttore napoletano, lamentandosi della vendita della casa di Lorenzo da Ponte e della gestione di Casa Verdi, della scuola italiana con i suoi pifferi, del panorama sinfonico odierno e del declino della scuola direttoriale, della perdita di “italianità” e degli spettacoli senza prove sufficienti, delle regie d’opera fino alla mondanità delle prime dei teatri italiani, sottointeso la scaligera del 7 dicembre.
Non c’è che dire, probabilmente, sotto certi aspetti, non ha tutti i torti. La sua grande esperienza operistica e non solo, la vasta produzione discografica, il suo impegno civile uniti alla sua dedizione alla formazione dei giovani lo rendono una voce autorevole.
Ma la realtà è veramente così catastrofica?
Cercheremo risposte attraverso i nostri ospiti: la critica e giornalista musicale Roberta Pedrotti insieme ad Angelo Foletto, giornalista, critico, musicologo, docente e conduttore radiofonico, al microfono di Barbara Tartari.
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