In Svizzera i migranti afgani rappresentano il gruppo più numeroso
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La crisi afghana a Palazzo federale

SEM e parlamentari a confronto sui flussi migratori

  • Keystone
  • 16.09.2021
  • 35 min
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È difficile rimanere insensibili di fronte alle immagini di fuga, disperazione e violenza che hanno accompagnato la storia dell’Afghanistan delle ultime settimane. A scappare in fretta e furia dal paese non è stato solo l’Occidente, in primis gli statunitensi, ma anche migliaia e migliaia di cittadini afghani, costretti ad abbandonare la propria casa a causa dell’ascesa al potere dei talebani. Si calcola che sia all’interno dei confini nazionale che nei paesi limitrofi siano già milioni gli sfollati afghani.

In un contesto migratorio in piena evoluzione, l’Europa – e con essa la Svizzera – teme il ripetersi dell’esperienza fallimentare del 2015, quando in seguito alla guerra in Siria - peraltro ancora in corso, benché non più sotto i riflettori mediatici - il flusso di decine di migliaia di rifugiati sfuggì al controllo delle autorità.

A 6 anni di distanza molti paesi si interrogano sulla strategia da adottare, se e in che misura accettare dei contingenti di rifugiati, ipotesi che il Consiglio federale da parte sua, ha già deciso di scartare. Come affrontare l’emergenza migratoria afghana? Intervengono:

Greta Gysin (Verdi, TI) e Marco Romano (Alleanza del Centro,TI), entrambi membri della Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale.

Interviste a:

Mario Gattiker, responsabile della SEM, la Segreteria di stato della migrazione;

Gianni D’Amato, professore e Direttore del Swiss Forum for Migration and Population Studies dell’Università di Neuchâtel.

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