Se vuoi la pace, prepara la guerra, dicevano i Romani. No, occorre invece preparare la pace, replicano oggi i Giovani Verdi e il Gruppo per una Svizzera senza esercito. La loro iniziativa ha avuto il sostegno di oltre 120mila firme e mira a tagliare il flusso di capitali che dalla Svizzera finisce sui conti dei produttori di materiale bellico, nel nostro Paese e all'estero. Un divieto di finanziamento che dovrà valere per la banca nazionale svizzera, per le casse pensioni pubbliche e private e per tutte le fondazioni. Questi istituti non potranno più investire nelle industrie che realizzano più del 5% della loro cifra d'affari annua attraverso la produzione di armi. In favore dell'iniziativa si è schierato il fronte rosso-verde, con l'appoggio di diverse organizzazioni sindacali, umanitarie e ecclesiastiche. Contrari, governo, parlamento e partiti di centro-destra, che temono anche per il futuro delle piccole e medie imprese, anche loro in futuro rischiano di non più poter ottenere finanziamenti dalle banche. Un danno, dice il fronte dei contrari, per società che operano anche in ambito civile e che spesso dimostrano di essere tecnologicamente all'avanguardia.
Jon PULT, Consigliere nazionale grigionese del Partito socialista
Martin CANDINAS, Consigliere nazionale grigionese del PPD
Fabiano CAVADINI, docente alla SUPSI per Bachelor in Economia aziendale, nel gruppo operativo cantonale dei Verdi
Fabio POMA, gestore patrimoniale, membro del consiglio dell’Associazione svizzera di gestori patrimoniali
Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay
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