La lana di pecora, che un tempo era una risorsa preziosa e versatile, oggi è considerata come un problema perché a tutti gli effetti è un rifiuto e come tale per essere smaltito pesa sui bilanci aziendali. Lo sanno bene in Bregaglia, dove i pochi allevatori si arrangiano come possono per evitare di dover mettere mano al portafoglio.
Elio Rezzoli da due anni è presidente della società agricola Bregaglia. Oltre a 11 mucche nutrici, alleva 35 capre, 6 asini e anche una ventina di pecore. In valle i capi sono circa 150, suddivisi in 8 stalle. Numeri davvero infinitesimali.
Per ricreare una filiera della lana diventa di fondamentale importanza remunerare l’azione dell’allevatore, del pastore. Ma questo diventa difficile finché la lana viene ritenuta uno scarto. Ci sono alcuni interessanti esempi sull’Arco alpino di come questo circolo vizioso sia stato interrotto grazie alla lungimiranza di alcune donne che hanno messo questa fibra tessile naturale al centro del loro lavoro.
Nostra ospite questa settimana è Assunta Mantovani, che ci illustra i contenuti di una delle due mostre permanenti che si trovano a Soazza nel centro culturale di Circolo e più precisamente nell’archivio “Testimonianze di cultura locale”. Una è sull’estrazione della pietra ollare di cui vi abbiamo riferito in passato, mentre quella di cui vi parliamo in questa edizione è ovviamente dedicata alla lavorazione artigianale della lana.
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