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Controcorrente

Acquistate e bevete l’acqua in bottiglia -con un po’ di microplastiche…- oppure l’acqua del rubinetto?

Di Antonio Bolzani

  • 10.01.2024
  • 41 min
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Un sorso d’acqua con un po’ di microplastiche…: dopo che un recente studio ha confermato la presenza -però maggiore di quanto si pensasse- di microplastiche nelle bottiglie di plastica, cambierete le vostre abitudini e berrete soltanto l’acqua del rubinetto? Se già vi dissetate soltanto con l’acqua naturale, per quali motivi avete rinunciato all’acquisto di bottiglie in plastica o in vetro? Ne parliamo oggi a Controcorrente: telefonateci in diretta allo 0848 03 08 08 oppure scriveteci via Wathsapp allo 076 321 11 13. Il tema di oggi riprende una recente pubblicazione scientifica che indica che un litro di acqua in bottiglia può contenere da 110’000 a 370’000 minuscoli frammenti di plastica, una quantità da 10 a 100 volte più grande delle stime fatte finora. Il 90 per cento di questi frammenti sono formati da nanoplastiche, sono cioè così piccoli da attraversare i tessuti dell’intestino e finire direttamente nel flusso sanguigno, viaggiando fino agli organi, compresa la placenta. Lo spiega lo studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti, Pnas. Guidata dalla Columbia University, la ricerca è stata condotta con una nuova tecnica in grado di individuare anche le particelle più piccole, finora sfuggite alle osservazioni. Negli ultimi anni è cresciuta la preoccupazione intorno alle microplastiche, che sono state trovate praticamente ovunque sulla Terra, dal suolo ai ghiacci polari fino ai fiumi, ai laghi e ai mari, e i cui effetti sulla salute e sull’ecosistema sono ancora in buona parte sconosciuti. L’universo delle nanoplastiche, invece, è rimasto finora praticamente inesplorato: mentre le microplastiche hanno dimensioni comprese tra 5 millimetri e 1 micrometro (1 milionesimo di metro), le nanoplastiche scendono oltre questa soglia e raggiungono i miliardesimi di metro. I ricercatori hanno usato una tecnica che comporta l’utilizzo di due laser in contemporanea per far risuonare delle molecole specifiche, in questo caso sette tipologie di plastiche comuni: analizzando tre note marche di acqua in bottiglia vendute negli Stati Uniti, gli autori dello studio hanno individuato fino a 370’000 particelle per ogni litro. La plastica più comune è risultata la poliammide, un tipo di nylon, che probabilmente arriva proprio dai filtri di plastica utilizzati per purificare l’acqua prima che venga imbottigliata. Presente in buone quantità anche il Pet, che costituisce le bottiglie stesse: secondo i ricercatori, finirebbe nell’acqua quando la bottiglia viene schiacciata o esposta al calore, o anche quando il tappo viene aperto e chiuso.

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