L'impianto solare di Axpo presso la diga del Muttsee con quasi 5'000 moduli solari - Quello di Surses ne avrebbe avuti 90'000
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Surses e gli altri no: perché i grandi progetti di parchi solari alpini svizzeri incontrano così tante opposizioni e perplessità?

Di Antonio Bolzani

  • 31.01.2024
  • 41 min
  • archivio keystone
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A parole tutti o quasi favorevoli alla svolta energetica poi però i fatti ci dicono che sono tempi duri per gli impianti fotovoltaici in alta quota e i parchi solari che si vorrebbero realizzare sulle montagne svizzere: secondo voi quanto deturpano il paesaggio alpino? Andrebbero quindi messi soltanto sui tetti, sulle facciate e sulle infrastrutture esistenti? Ne parliamo oggi con le vostre voci, in diretta telefonica, allo 0848 03 08 08; oppure scriveteci via Wathsapp allo 076 321 11 13. Il tema odierno che riguarda i rischi che sta correndo l’offensiva solare va sulla scia di quanto è stato deciso l’altro ieri a Savognin dove non ci sarà nessun impianto fotovoltaico in Val Nandro, nel comprensorio sciistico appunto di Savognin. L’assemblea comunale di Surses ha in effetti detto chiaramente no al progetto dell’azienda elettrica della città di Zurigo. La protezione della natura e del paesaggio hanno prevalso sulle entrate supplementari nelle casse comunali. Quello di Surses non è il primo grande impianto solare alpino a non convincere la popolazione, e l’impressione è che, come detto, a parole tutti siano per la svolta energetica, poi nei fatti poi però le cose cambino. Si tratta infatti di una costante che negli ultimi mesi ha significato la fine di diversi progetti. Su grandi impianti solari ad alta quota si è votato in oltre 30 Comuni: molte di queste consultazioni sono finite con un sì appena risicato, un terzo è stato addirittura respinto, come a Surses. Ricordiamo anche la recente votazione che ha avuto luogo in Vallese, dove lo scorso settembre la popolazione si è opposta alla rapida costruzione di mega-impianti nello spazio alpino. I timori, di regola, sono legati da un lato all’intervento negli spazi naturali, magari finora pressoché intatti, dall’altro al deturpamento del paesaggio. Nel caso di Surses, infatti, anche le organizzazioni turistiche si sono schierate contro il progetto dell’azienda elettrica zurighese, preoccupate per i turisti che in futuro avrebbero potuto ritenere Savognin non più attrattivo e bello a causa dell’impianto. Le preoccupazioni degli abitanti di realtà locali alpine sembrano quindi frenare molti progetti di potenziamento delle energie rinnovabili. Per quale motivo vi è una parte di popolazione che è d’accordo sul principio della svolta energetica, ma poi boccia i progetti di costruzione di impianti fotovoltaici? Una serie di no che mette quindi a repentaglio l’offensiva solare “Solarexpress” voluta dal Parlamento federale, decisa per garantire una maggiore produzione di energia, specialmente in inverno. Fra ricorsi e opposizioni, i mesi scivolano via. Questi grandi parchi solari alpini hanno tempo fino alla fine dell’anno prossimo per fornire una determinata quota di elettricità, altrimenti non vi saranno le sovvenzioni da Berna. Un termine vicino, vicinissimo, per opere di questo genere, fissato volutamente dal Parlamento per una rapida realizzazione dei progetti. Ad oggi sono 54 quelli in via di pianificazione, solo sette però sono attualmente in uno stadio avanzato. Un sospiro di sollievo le aziende elettriche l’hanno però recentemente tirato: il ministro dell’energia Albert Rösti, pur non volendo prolungare il termine, ha lasciato intendere che, se un impianto alla fine del 2025 è pianificato o autorizzato ma non è ancora allacciato alla rete, si troverà una soluzione per assicurare il versamento dei fondi federali. Uno spiraglio di speranza per le imprese e un accenno di compromesso fra la rigida volontà politica e la realtà dei fatti.

Sono ospiti:
Claudio Caccia, rappresentante regionale di Swiss Solar, Associazione svizzera dei professionisti del solare
Silva Semadeni, presidente di Pro Natura Grigioni e già consigliera nazionale

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