Nelle ore dopo l’attacco, Israele ha subito puntato il dito contro i suoi servizi segreti e contro l’esercito che non hanno saputo intercettare le intenzioni di Hamas.
Ma l’intelligence non è onnisciente, sottolinea Mario Caligiuri, esperto e presidente della Società italiana di intelligence, interpellato dalla RSI. “Gli eventi in Israele lo hanno dimostrato”.
Va inoltre considerato, sempre secondo Caligiuri, che “il fallimento dell’intelligence è sempre da ricondurre a un fallimento della politica”. Si tratta quindi del sistema politico israeliano, “che in questo momento e da qualche anno non riesce a trovare punti di equilibrio significativi, una situazione che indebolisce la lucidità del ceto politico dal quale dipendono i servizi di intelligence”.
Caligiuri sottolinea, inoltre, che la mancanza di informazioni da parte dei servizi segreti sarebbe da ricondurre anche all’attenta preparazione dell’attacco. “L’attacco di Hamas, che è avvenuto in occasione della ricorrenza dei cinquant’anni dalla guerra dello Yom Kippur, è stato preparato da anni, con grande cura: i sistemi difensivi israeliani sono stati attentamente esaminati e sono state individuate le falle. I rappresentanti di Hamas sono quindi intervenuti in maniera tale da creare il maggior danno possibile”. E non va escluso, conclude l’esperto, che le milizie si siano addestrate al di fuori dei confini della striscia di Gaza. “È un’ipotesi altamente probabile”.