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“È il fallimento della politica securitaria israeliana”

L’analisi del professor Riccardo Bocco sulla situazione in Israele

  • 7 ottobre 2023, 19:35
  • 11 ottobre 2023, 15:30
05:40

SEIDISERA del 07.10.2023: L’intervista a Riccardo Bocco

RSI Info 07.10.2023, 19:28

  • Keystone
Di: SEIDISERA/Red.MM 

Sono ore di angoscia e di dolore in Israele per il massiccio attacco di Hamas. Il Paese ha subito un attacco coordinato con missili e incursioni di combattenti palestinesi provenienti dalla striscia di Gaza, che ha provocato l’immediata risposta del governo israeliano, con bombardamenti in territorio palestinese. L’analisi di Riccardo Bocco, professore emerito di sociologia politica all’Istituto di alti studi internazionali e dello sviluppo di Ginevra.

Stupisce la portata di questo attacco, frutto evidentemente di una preparazione articolata. Israele è stato colto di sorpresa tanto che il paragone è con la guerra del Kippur, di cui ieri ricorreva il cinquantesimo. Già allora Israele fu assalita di sorpresa da una coalizione di nazioni arabe capeggiate da Egitto e Siria. Tiene il paragone?

A livelli molto più bassi. Ma sicuramente quello che succede oggi è chiaramente il fallimento della politica securitaria israeliana. Non solo perché nel caso preciso non hanno saputo anticipare e non sono intervenuti in tempo, ma più largamente è la visione dello Stato israeliano rispetto alla questione palestinese. Cioè, dopo aver lasciato Gaza non hanno fatto che occuparla via cielo, mare e lungo le frontiere. La barriera di sicurezza elettrificata attorno a Gaza dimostra oggi che non serve a niente. Ma soprattutto come Israele ha il diritto a difendersi, ce l’hanno pure i palestinesi, con quello che è successo nelle ultime settimane in Cisgiordania, le provocazioni continue dei coloni sulla spianata delle moschee, le oltre 250 vittime palestinesi in Cisgiordania dall’inizio dell’anno. Tutto questo la comunità internazionale come lo affronta? Oggi quando Israele ha attaccato, tutti hanno urlato alla difesa di Israele. Ma nel frattempo i palestinesi chi sono? Chi oggi dice basta all’occupazione, basta alla colonizzazione? Siamo a cinquant’anni dalla guerra del Kippur e a trent’anni dalla firma degli accordi di Oslo. Accordi che oggi sono un fallimento perché, a mio avviso, al di là del fallimento di israeliani e palestinesi, la comunità internazionale non ha saputo accompagnare il processo, mettendo in avanti l’importanza del diritto internazionale, senza avere due pesi e due misure.

Hamas ha parlato anche di un messaggio indirizzato a quelle nazioni arabe che stanno cercando o hanno già raggiunto una normalizzazione con Israele.

L’accordo tripartito che Joe Biden vorrebbe firmare con Israele e con l’Arabia Saudita, semmai questo sarà firmato, deve attualmente essere letto in un quadro dove i palestinesi non sono prioritari. Per Biden la questione è, nell’anno pre-elettorale, di attirare i sostegni e i finanziamenti della comunità pro-israeliana negli Stati Uniti. Dal lato dell’Arabia Saudita, la domanda di Mohammad bin Salman è di poter sviluppare l’arma nucleare per far fronte all’Iran. In questo potenziale accordo tripartito, la questione palestinese non è proprio la priorità.

La società israeliana in questo periodo era parecchio divisa, con tensioni soprattutto sulla riforma della giustizia, e il governo Netanyahu sembrava indebolito. Quanto accaduto potrebbe paradossalmente rafforzare il Paese?

Da un lato per Netanyahu è una “fortuna”, perché questa situazione gli permette effettivamente di fare appello all’unità nazionale contro il terrorista palestinese. Dall’altro, nel suo governo i falchi come Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich hanno dichiarato mesi fa di volere una guerra totale con i palestinesi. E Ben-Gvir ha detto che bisognerebbe rioccupare Gaza. Come deve quindi gestire, Netanyahu, questa situazione ambivalente? Da un lato ha certamente il bisogno di rispondere, dall’altro fino a dove può però arrivare questa risposta? Il pericolo oggi è l’intervento di Hezbollah.

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