In Francia, il più grande mercato europeo del fumetto, su quattro libri venduti, uno è un fumetto. Ma dati analoghi si ritrovano in Italia e in Svizzera. Ovunque quella che viene definita la nona arte sempre più intercetta l’interesse del pubblico e sempre più spesso tratta di vicende reali raccontate da giornalisti e da storici. Che si tratti di biografie, di inchieste, di reportages di viaggio o di analisi della società contemporanea attraverso fenomeni come le migrazioni o la violenza di genere, la mescolanza di testo e disegno è uno dei linguaggi che il pubblico sembra gradire di più. Ma quali sono le ragioni di questa tendenza? Perché il giornalismo a fumetti – graphic journalism per usare il termine inglese con cui viene definito in tutto il mondo – appare più efficace di mezzi più tradizionali? C’è forse qualche relazione tra questo successo e l’apparente paradosso temporale che da un lato ci vede consumare informazione ed attualità sempre più velocemente e dall’altro celebrare il successo di un linguaggio la cui produzione è indubbiamente lenta?
Del racconto del mondo che ci offrono oggi le graphic novel Moby Dick parla con Igort, fumettista ed editore italiano di fama internazionale, l’autrice di fumetti e illustratrice Sara Colaone, curatrice della sezione dedicata al fumetto per la rivista Nuovi Argomenti; la storica dell’arte e curatrice della sezione fumetti del sito di cultura pop Stay Nerd Francesca Romana Torre, e con il cofondatore della prima rivista a fumetti italiana Andrea Coccia.
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