Il caso recente di Palazzo Trevisan degli Uilivi a Venezia con l’annunciata riduzione delle attività culturali gestite da Pro Helvetia (nel frattempo rientrata) ha riportato l’attenzione e il dibattito sulle strategie di politica culturale condotte dalla fondazione, nata nel 1938 con l’intento di promuovere la creazione elvetica all’estero e sul territorio nazionale. Dalla sua nascita Pro Helvetia ha conquistato una progressiva autonomia dallo stato; ma i rapporti tra cultura, economia e politica si sono intrecciati con esiti e risposte diverse a seconda dei momenti storici: dagli anni di crisi tra le due guerre, fino alla “rivoluzione” del 68, dal caso Hirschhorn al conflitto russo-ucraino, la diplomazia culturale è diventata uno strumento di lettura della realtà e dell’evoluzione politica e culturale della società elvetica, in costante interazione con il contesto internazionale. Laser ha ripercorso alcune tappe di questa storia grazie alla testimonianza di David Streiff, già a capo dell’Ufficio federale della cultura, e al contributo dello storico Matthieu Gillabert, autore del saggio Dans les coulisses de la diplomatie culturelle suisse e professore di storia contemporanea all’Università di Friburgo.
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