Alla fine del Cinquecento, Lucerna era un centro politico e diplomatico di primo piano nella Svizzera cattolica. Crocevia di scambi e culture, la città celebrava le sue alleanze con fastosi banchetti, come quello del 1578 descritto dal cancelliere Renward Cysat. Occasioni nelle quali cibo e vino diventavano strumenti di rappresentanza e simboli di prestigio.
Lucerna si trovava infatti nel pieno della sua egemonia geopolitica, come antico capoluogo dei Cantoni cattolici e sede nei secoli passati dei nunzi della Santa Sede, degli ambasciatori del regno di Spagna e del ducato di Savoia. La città situata lungo l’asse viario del Gottardo, collegando l’Europa da nord a sud, fu anche un punto di incontro di differenti sensibilità enogastronomiche, come mostrato in maniera emblematica dalle tavole imbandite dal suo patriziato durante i suoi eventi cerimoniali. Ad esempio tra le spese più ingenti registrate nei conti della città di Lucerna nell’aprile 1578, troviamo quelle per il vino rosso piemontese, che innaffiò il banchetto degli Illustrissimi e Magnifici Signori dei lodevoli Cantoni Cattolici riuniti per il solenne rinnovamento tra “le loro eccellenze” e i delegati di Hildebrand von Riedmatten, principe vescovo di Sion, sovrano nominale del Vallese.

Stemma di Hildebrand von Riedmatten, principe vescovo di Sion.
Lo scopo del consesso fu quello di riaffermare il legame d’amicizia che esisteva fin dal XV secolo tra la Svizzera Centrale e le sette Decanie. Infatti la Riforma aveva intaccato gli equilibri della Vecchia Confederazione e i festeggiamenti per i rinnovamenti d’alleanza risultarono utili per cimentare gli antichi trattati fra le parti, in vista della difesa della comune fede cattolica. Il cancelliere della città sul Lago dei Quattro Cantoni, Renward Cysat, d’origine italiana figlio di un commerciante milanese e di un’aristocratica lucernese, scrisse un resoconto dettagliato dei tre giorni di festa di cui egli fu l’anfitrione, in particolare dedicandosi al grande banchetto che si svolse l’otto aprile.
La descrizione dettagliata dell’ambiente e l’elenco dei piatti danno un’impressione di come si svolgesse a Lucerna una visita di Stato alla fine del XVI secolo. L’ordine dei posti a sedere fu probabilmente stabilito dal cancelliere Cysat, a cominciare dall’Abate di San Maurizio d’Agauno, quale ospite ecclesiastico di rango più elevato, seguito dal prevosto lucernese di San Leodegario. I primi sedici tavoli furono allestiti nella grande sala del Senato, altri quattordici nella sala di fronte, ossia quella del Piccolo Consiglio, cioè il governo del Cantone. Le tavole furono imbandite con adeguato tovagliato, i piatti in peltro e le posate d’argento, così come i bicchieri e le brocche per l’acqua, che venne cosparsa di rosmarino, chiodi di garofano e fiori. Ad ognuno dei tavoli venne assegnata una diversa persona responsabile del regolare svolgimento del banchetto, del servizio e della somministrazione del cibo e del vino per gli illustri ospiti. L’argenteria della città, destinata principalmente a scopi di rappresentanza, venne esposta in bella mostra su una credenza nella grande sala del Senato. ll banchetto incominciò alle ore dieci con l’arrivo degli eminenti ospiti nel palazzo municipale di Lucerna, seguito dal «vino d’onore», ossia un brindisi da parte del Grossweibel, una sorta di ciambellano della città-stato sul lago dei Quattro Cantoni.

Il Rathaus di Lucerna dove si svolse il banchetto del 1578 per il rinnovamento di alleanza tra i Cantoni Cattolici e il principato vescovile del Vallese.
I brindisi inaugurali contraddistinsero spesso gli eventi politici più importanti dell’antica Confederazione, in particolare quando si trattava di siglare alleanze. Nella primavera del 1578, il menu a sei portate fu opulento e il cancelliere Cysat sottolineò che non venne risparmiato alcuno sforzo per reperire soltanto prodotti di altissima qualità, tendenzialmente autoctoni o dei Cantoni limitrofi, il tutto nonostante una stagione meteorologicamente sfavorevole. Questo spiega anche il motivo per cui i prodotti che vennero importati dal Mediterraneo come limoni, olive, arance e capperi, utilizzati per i contorni alle carni e ai pesci di lago, dovettero esser acquistati in buona parte sui mercati internazionali di Zurigo e Basilea. Il banchetto si concluse verso le quattro del pomeriggio, a quel punto i partecipanti si congedarono per una passeggiata lungo la città lacustre, una pausa prima del «desco serale», che rimase negli annali per la lussuosa decorazione araldica in marzapane con gli stemmi dei sette Cantoni Cattolici e col blasone del principe vescovo del Vallese al centro.
Essendo un organizzatore meticoloso, il cancelliere Cysat non mancò di tenere un resoconto dettagliato anche delle spese dei festeggiamenti e non sorprende che i costi per il vino siano stati tra i più esosi, in particolare il pregiato rosso che venne appositamente scelto per l’occasione e importato dal Piemonte. Nelle fonti d’archivio venne annotato come “Catinärer”, intendendo l’attuale denominazione di Gattinara, la cui storia gloriosa lo vede spesso nelle tavole della diplomazia cinquecentesca europea, grazie al cardinale Mercurino Arborio, Gran Cancelliere dell’imperatore Carlo V. In effetti, quando il Merlot era ancora lontano da esser impiantato in Ticino, furono proprio i vini piemontesi, oltre a quelli francesi, ad esser frequentemente utilizzati nelle antiche cerimonie dei patrizi svizzeri, come anche quelli dell’Ossola, già attestati nel XIV secolo e trasportati lungo i valichi alpini del San Gottardo e del Gries, valle che venne conquistata a più riprese dagli Svizzeri, ma soltanto per pochi anni, tra il XV e il XVI secolo.

Ritratto di Renward Cysat.
Riguardo gli antichi usi protocollari elvetici del vino, si potrebbe prendere d’esempio il patto di comborghesia tra la castellania di Le Landeron con la Repubblica e città di Soletta. Emerge infatti dai più antichi documenti, che la bevanda alcolica giocò un importante ruolo nell’instaurare le prime relazioni tra le due città, in quanto simbolo di stima e amicizia reciproca. All’epoca donare il vino fu un’usanza molto in voga tra le autorità per accogliere gli ospiti di riguardo. Questa onorevole pratica convivale, si delinea nel periodo della guerra sveva, per esempio fu proprio grazie al barilotto di vino locale donato al primo cittadino di Soletta, il nobile Henmann de Spiegelberg, che i borghesi di Le Landeron riuscirono ad ingraziarsi il suo aiuto. Il fenomeno di regalare vino e non limitarsi a berlo, non è soltanto elvetico, per esempio la cantina del municipio di Brema in Germania, è ancora oggi una tangibile prova dell’importanza della bevanda di Bacco nel Sacro Romano Impero, in particolare nelle libere città o “Reichsstädte” che la utilizzavano come un vero e proprio dono protocollare.
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