CALCIO - IL COMMENTO

Se c’era del marcio, l’aria della Danimarca non l’ha sanato 

Senza la voglia di osare, test come quello di ieri lasciano il tempo che trovano

  • 24 marzo, 09:30
Granit Xhaka

Parecchi grattacapi

  • Keystone
Di: Nicola Rezzonico

Ci eravamo lasciati a Bucarest, in un vortice di dubbi, e ci siamo ritrovati a Copenaghen, 123 giorni dopo. Quattro mesi abbondanti per prendere coscienza, svoltare e ripartire verso un’annata - il 2024 appunto - senz’altro più dispendiosa della precedente, già solo a livello numerico (minimo 13 gli appuntamenti in agenda, ma speriamo ovviamente di più, contro i 10 del 2023). Beh, avremmo volentieri ripiegato su un comodo “se il buongiorno si vede dal mattino”, commentando l’auspicata riscossa rossocrociata; tuttavia, nella capitale danese è come se il sole non fosse mai sorto, per l’una come per l’altra squadra. E nel buio, allora, i dilemmi si sono moltiplicati.

D’altronde era capitato anche al celeberrimo Amleto shakespeariano, una cinquantina di chilometri più a nord: “Essere o non essere?”. Tradotto e trasposto: qual è il male minore? Meglio continuare a vivacchiare tra gli affanni oppure reagire con attitudine stoica, senza però conoscere le conseguenze? E se fossero persino peggiori? Ebbene, ieri sera la prima opzione ha prepotentemente preso il sopravvento. Peccato, perché così facendo è venuta meno quella che in fondo - e in tutta semplicità - è la finalità primaria di un test, cioè… testare. Il che presuppone idee, operosità così come una sana dose di rischio (concedetecelo, almeno in questi frangenti amichevoli). Tutti ingredienti ahinoi assenti al Parken Stadium.

L’impianto stesso, infastidito dalla bassezza dello spettacolo offerto, ha così finito per trasformarsi in un anomalo mortorio, o quasi. Anomalo in quanto il pubblico locale, sulla spinta del bollente “Røde Mur” (il “Muro Rosso”), solitamente costituisce la classica arma in più. Ecco, tra l’altro, il principale motivo per cui la Svizzera ha scelto di esibirsi giusto qui, dove la striscia di vittorie casalinghe biancorosse si era estesa fino a sette (13 nelle ultime 14 uscite). Che ad interromperla siamo stati proprio noi, senza peraltro subire reti (non accadeva ormai dal 3-0 su Andorra), rappresenta forse il punto clou della serata. Merito di quel 3-5-2 all’occorrenza (cioè in fase di non possesso) declinabile in 5-3-2? Può darsi. D’altro canto, piano con l’entusiasmo: offensivamente si continua a fare una gran fatica. Volevamo toglierci lo sfizio Vargas-Okafor? Bene (anzi male), coppia bocciata. Martedì, dunque, avanti il prossimo binomio, con un occhio di riguardo per Shaqiri e il suo orgoglio. O nell’11 iniziale non c’è definitivamente più spazio? Quanti crucci. Chissà se il prossimo 5 settembre, nel contesto della Nations League, Copenaghen ci riaccoglierà con la mente un po’ più sgombra. E, idealmente, appagata da un’estate di successo.

Amichevoli, highlights di Danimarca-Svizzera (23.03.2024)

RSI Sport 23.03.2024, 23:13

Legato a Rete Uno Sport 24.03.2024, 10h00

  • Shaqiri
  • Copenaghen
  • Parken Stadium
  • Svizzera
  • Røde Mur

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