Hockey

Serata speciale 80 anni Ambrì-Piotta

Tutta la trasmissione dedicata all'anniversario del club leventinese

  • 2 settembre 2017, 01:49
  • 20 novembre, 18:15
80 anni HCAP

I primi anni

  • RSI.ch

In occasione degli 80 anni dell'Ambrì-Piotta, la RSI ha proposto una serata evento ricca di ospiti per ricordare la storia del club leventinese, dagli inizi fino agli ultimi anni, ripercorrendo tutte le emozioni che hanno caratterizzato la vita della società. In studio tanti giocatori, dirigenti e stelle del passato, come Oleg Petrov, giunto in Ticino da Montréal per festeggiare l'avvenimento.

Presente anche l'attuale staff, nelle persone del presidente Filippo Lombardi, del direttore sportivo Paolo Duca e dell'allenatore Luca Cereda. Sono intervenuti anche moltissimi tifosi, capitanati da Bernhard Russi, sia via Twitter che con dei brevi video dedicati alla squadra. Commovente l'intervento di Slava Bykov. Emozionanti i servizi con immagini d'archivio proposti durante la serata.

2:04:57

Serata Speciale: 80 anni HCAP

RSI Sport 01.09.2017, 21:10

Alcuni dei servizi:

03:21

Gli 80 anni di storia dell'Ambrì-Piotta (01.09.2017)

RSI Sport 01.09.2017, 21:58

01:34

La storia de La Montanara (01.09.2017)

RSI Sport 01.09.2017, 23:07

01:30

Slava Bykov e gli auguri all'Ambrì-Piotta (01.09.2017)

RSI Sport 01.09.2017, 22:41

I messaggi dei tifosi:

Uno dei primi a capire che la Curva era sulla retta via

Le curve sono spesso realtà scomode. La nostra non fa eccezione. È forse anche per questo che tra la Gioventù Biancoblu e un personaggio scomodo come era Peter Jaks c'era un'intesa particolare, per certi versi unica. Un'intesa vera, autentica, fondata su un profondo rispetto reciproco. Peter lo sapeva e si compiaceva.

Riflettendo, in questi giorni drammatici, sulla sua figura, il pensiero va indietro di una ventina d'anni, a quando la Gioventù Biancoblu muoveva i suoi primi passi in un contesto difficile e in parte ostile. Erano anni in cui interi settori del club le facevano la “guerra”, mentre altri cercavano di omologarla, di normalizzarla, di farne un fans-club nonostante non lo fosse. Erano tempi in cui al termine di ogni stagione dovevamo lottare per mantenere un magazzino alla Valascia, da cui venivamo regolarmente sfrattati.

Peter Jaks fu uno dei primi a riconoscere l'importanza e il valore del tifo organizzato e a considerare la Gioventù come un interlocutore qualificato. In principio, il rapporto con quel ragazzotto appena rientrato dalle stagioni in bianconero era gelido. A lui la cosa non andava giù e si attivò per ricucire lo strappo: lo fece con un gesto di grande umanità, tirando fuori quel tratto sensibile del suo carattere che i più hanno forse scoperto solo pochi giorni fa. Un gesto privato (e che tale può rimanere) da cui è iniziato un rapporto franco ed è nata, col tempo, un'amicizia vera.

Vengono in mente le riunioni con noi tifosi che organizzava quando era capitano. Ce ne fu una memorabile nei primi anni Novanta, che merita di essere raccontata. La squadra attraversava un periodo di crisi: in curva (e non solo) cresceva il malumore, c'erano già cenni di contestazione e tanto bisogno di capire cosa diavolo stesse succedendo. Peter organizzò un incontro chiarificatore tra una delegazione di giocatori e la Gbb, il primo di una serie.

L'appuntamento era al ristorante Stazione di Ambrì in una freddissima serata d'inverno: Peter si portò dietro alcuni giocatori tra i più rappresentativi: mi pare di ricordare il fratello Pauli, Tiziano Gianini, Nicola Celio, Ivan Gazzaroli. La cena era appena iniziata, quando al tavolo si presentarono due (peraltro rispettabilissime) persone vicine al club incaricate dal comitato dell'Hcap di assistere alla riunione tra giocatori e Gbb, di cui era corsa voce. La situazione era piuttosto imbarazzante per tutti noi. Ci pensò Peter a risolverla: «Siete qui per una riunione, avete detto? Penso che vi sbagliate, perché qui non c'è nessuna riunione. Questa è una cena privata», chiarisce subito. «Accidenti, ci siamo fatti ottanta chilometri per niente!», si lamenta uno dei due “intrusi”. Peter Jaks, sorriso sarcastico stampato sul volto, taglia corto: «Mi dispiace, ma nessuno di noi vi ha convocati qui stasera. Buon rientro».

Fu un gesto che apprezzammo molto perché ci rivelò che davanti a noi avevamo un interlocutore leale e autorevole. Non fu difficile in seguito instaurare con lui un rapporto di sincera amicizia, sempre nel rispetto dei rispettivi ruoli. Anche quando se ne andò a giocare a Zurigo, quando tornò in Leventina come direttore sportivo e pure dopo essere stato cacciato, ingiustamente e in malo modo due anni fa.

In questi giorni di dolore collettivo, si è detto e scritto molto del Peter campione, sincero, schietto, solitario, un po' simpatico e un po' antipatico ma alla fine amato e rispettato. La decisione del club di ritirare la sua maglia numero 19 è tardiva, ma va sostenuta perché è un gesto di affetto e di riconoscenza per una persona che non ha mai smesso di sentire “suo” l'Ambrì e “suoi” i tifosi biancoblu. Poco importa che non tutti l'abbiano capito allo stesso momento. In fondo, la scrittura della storia non è mai definitiva.

Certo, viene da chiedersi cosa direbbe Peter. Nelle orecchie ci pare di sentire risuonare quel suo “grazie ragazzi”, con cui si congedava alla fine di una partita, dopo una premiazione, dopo una chiacchierata ai piedi del pulmann dell'Ambrì, dopo una serata al Güs.

Un'ultimissima annotazione. Nella Gioventù Biancoblu da almeno una decina d'anni si discute dell'idea di scrivere un libro che racconti i momenti più belli di una storia senza fine iniziata nel gennaio 1988. Lo avremmo voluto fare per i 15 anni, poi per i 20. Peter, che quella storia l'ha vissuta da differenti osservatori, era sicuramente un candidato a scriverne la prefazione. Probabilmente ci avrebbe infilato un altro “grazie ragazzi”. Ora il tempo è scaduto. E se un giorno il libro lo faremo, da qualche parte ci sarà scritto: "Grazie Peter”.

UNO DEI VECCHI DELLA CURVA

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FORZA AMBRÌ!

La campana del villaggio, oggi suona anche per lui, ed il cielo è come un fiore, che si apre agli occhi suoi. E la gente che lo guarda, pensa “un altro come noi”, ma hanno scritto già il suo nome, la campana suona ancora, mentre il sole se ne va.

Ambri Piotta, questo è il suo nome. Quando si parla dell’Ambri immancabilmente si discute, a volte in bene, a volte un po’ meno, ma si discute e ormai da tanti anni. Innamorati di un’ultrasettantenne ho letto una qualche anno fa in uno striscione… e ora ne sono trascorsi altri 5, 80 anni fa nasceva una squadra che ha fatto innamorare tanta gente e con lei ha gioito, magari pianto o sofferto, ma soprattutto con lei ha vissuto.

Sono una giovane tifosa bianco blu, nata e cresciuta in un piccolo villaggio poco distante da Ambri trasferitasi altrove per lavoro, ma che anche quando il paese diventava una Siberia in miniatura, non desisteva ad andare a sostenere la sua squadra.

Le emozioni che accompagnano il tifoso bianco blu iniziano già all’aeroporto, dove scesi dall’auto e avviatisi verso il ponticello che precede la pista, si odono i canti di chi è già sugli spalti e la voglia di gridare in alto che ci siamo Ambri, siamo lì per te e con te. Durante la tratta, allora si inizia a pensare alla partita… “chissà come andrà, chissà se ce la faremo”… e magari addirittura… “chissà fino a quando ce la faremo”… pensieri questi che ci vengono soprattutto se a sfidarci ci sono squadre come Berna, Ginevra… e non si può fare a meno, per qualche istante, di riportare i piedi alla realtà… ad una realtà che non sempre è facile, perché se è vero che chi è ricco sarà sempre più ricco e viceversa… . Non dimentichiamo che parliamo di una “piccola” (ma grande) compagine di un piccolo villaggio che lotta con quelle di città importanti.

In un attimo però questi pensieri si buttano dietro le spalle e anche se la fresca brezza ci tiene compagnia durante la partita, a riscaldare il tifoso bianco blu ci pensa l’Ambri e il cielo stellato ci fa sognare… e ben sperare.

Ogni partita è diversa dall’altra, si può esultare come magari arrabbiare, un’altalenarsi di emozioni che nelle ultimi stagioni non é mancato… come ancora una volta non è mancato però l’attaccamento alla squadra che i tifosi hanno mostrato, che va oltre i confini del cantone e oltre al denaro. Il denaro nella vita può contribuire a darti il successo (a volte nemmeno garantito) ma non compra la felicità.

Si sta per dare avvio ad una nuova e importante stagione e il bello è che comunque andranno le cose, potremo gioire di un’ altro campionato nel massimo campionato svizzero e scusate, non è da poco. Alla faccia di chi ci voleva in serie B… Non abbiamo ancora avuto il privilegio di collezionare stelline come altre squadre ma possiamo vantarci di una tradizione hockeistica che unisce generazioni di grandi e piccini da molti anni, alla quale tanta, e dico tanta gente è affezionata e che farà il possibile per continuare a sostenere, ognuno a modo suo.

La luce della Valascia nella valle non deve spegnersi mai perché da vita al paese e alla valle stessa e la Montanara dovrà sentirsi gridare ancora per tanto tempo!

Grazie Ambri Piotta del mio cuore, riparti con forza!

Elisa T.

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Io è dalla seconda elementare che ho iniziato a seguire l'ambrì andando alle partite con mio papà e i miei fratelli quindi mi ricordo benissimo gli anni d'oro, la mancata finale, le continental cup e le varie coppie di giocatori che nel corso degli anni anno contribuito a creare questa grande storia Da Pauli e Peter, i fratelli lebau per passare a Oleg Petrov e di Pietro, Trudel e Domenichelli senza dimenticare i portieri come ad esempio Il Paolo della Bella il già citato Pauli Züger e Baümle. Quindi rivedere li la maggior parte di giocatori che mi ricordo come Tiziano, Nicola, Imperatori ha suscitato in me forti e grandi emozioni perché l'Ambrì è questo una squadra che quando la scegli è tua per sempre sia che ti fa gioire sia che ti fa soffrire come in questi ultimi 8 anni playout; è una passione che non si può cancellare che resta indelebile.

Francesca 85

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1972? 3-3 contro. La Chaux de Fonds campione svizzero,con i vari Turler,Sgualdo,Rigolet,con grandissimi Celio Cipriano,Lolo e il 19 Danilo Butti. Senza autostrada,con il maggiolino,da Rovio. C'eravamo.

Gilberto B.

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Sono nato a Bodio e ricordo ancora quando ero bambino le partite ascoltate alla allora Radio Monteceneri, trasmesse dal cronista Vico Rigassi. Poi appena ho potuto guidare l'auto praticamente ho perso poche partite, giocate ancora sulla pista scoperta. Un ricordo particolare una partita contro lo Zurigo, a meta tempo perdevamo 4 a 0 e abbiamo vinto per 8 a 4. Auguri Ambri.

Gilberto S.

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Salve a tutti, bellissima serata alla rsi, grazie. Ambri, hockey e mio paese di nascita, emozione grandissima a rivedere il mio mito Oleg Petrov e peccato che mancava Dale McCourt, i due migliori stranieri che l'Ambri abbia avuto. Ambri nel cuore per sempre, prima o dopo ce la faremo a vincere questo "maledetto" campionato! Forza Ambri, buon compleanno.

Fiorenza

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