dall'inviato Omar Bergomi
Le Paralimpiadi non sono semplicemente il corrispondente dei Giochi Olimpici per gli atleti con disabilità, ma sono una manifestazione che negli anni ha raggiunto lo stesso livello di intensità e di seguito. Gli atleti di queste Olimpiadi parallele (da qui il nome Paralimpiadi) sono degli sportivi a tutti gli effetti e hanno portato le loro discipline equivalenti a evolvere in un proprio senso rendendole qualcosa di diverso ma di ugualmente esaltante. C’è però una disciplina che è assolutamente esclusiva in campo parasportivo: il goalball.
Nato nel 1946 su un’idea dell’austriaco Hans Lorenzen e del tedesco Sepp Reindle, questo sport fu originariamente pensato come mezzo di riabilitazione per i veterani di guerra con problemi alla vista. Col tempo però, questo particolare esercizio ha attratto sempre più interessi ed è diventato una vera e propria competizione sino a venir scelta come disciplina paralimpica nel 1976. Lo sport si svolge all’interno di palestre (per evitare rumori esterni) fra squadre di tre giocatori bendati (per garantire parità tra non vedenti e ipovedenti) su un campo di 18x9m alle cui estremità vi sono due porte. Lo scopo consiste nel fare “goal” lanciando la palla (al cui interno vi sono dei campanellini) nella porta avversaria. Inutile dire che per padroneggiare questo sport si necessiti di molto allenamento e grande coordinazione anche con i propri compagni. Il risultato è quello di uno sport pensato esclusivamente per persone con disabilità visive che guadagna comunque sempre più appassionati in tutto il mondo.