Allora io ho avuto questo coraggio, la forza d’animo più che il coraggio, di resistere… Dopo, sai , viene il colpo di fortuna… Burri è stato anche fortunato perché ha fatto una cosa, forse … perché ci vuole anche un po’ di fortuna, direi quasi, più comprensibile, nel senso brutale, così.
Lucio Fontana
Il Dizionario Lucio Fontana è un ricettacolo di stimoli su una parte del Novecento artistico e culturale. Assomiglia, in ciò, a Lucio Fontana che nella storia dell’arte del secolo è stato un ricettacolo di questioni nucleari e un potente elaboratore di temi centrali della produzione artistica.
Scultura? pittura? disegno? architettura? allestimento? barocco? brutalismo? minimalismo? astrazione, figurazione, concetto, materia, gesto e possiamo proseguire a indugiare, a interrogarci, ad asserire e a elencare le caratteristiche e le connotazioni di un lavoro artistico cruciale, seminale e, rispetto alla tradizione, sintetico. In realtà Lucio Fontana è un paradosso quanto lo è l’arte che insieme può essere tutto e il contrario. Pensiamo alle Nature e a quanto esse sono insieme concetto di materia, di forma, di elementi naturali e dionisiaci e pura brutale massa scultorea come escrescenza della realtà.
Orientarsi nello strabiliante di tale carriera è impossibile e inutile, anzi sbagliato. Conviene concentrarsi sui singoli passaggi. Uomo Nero. Opera oggi considerata perduta (ne conosciamo due fotografie), realizzata nel 1930, è una brutalista rottura rispetto ai contesti del periodo. È la figura di un uomo nero, possente e brutale, seduto su un masso e costruito con un gesso coperto da catrame nero. Diremmo: una scultura. Lucio Fontana: «dall’Uomo nero 1929 il problema di fare dell’arte istintivamente si chiarisce in me, né pittura, né scultura, non linee delimitate nello spazio ma continuità dello spazio nella materia».
Sculture astratte. Nel 1934 Lucio Fontana si immerge nella ricerca astratta, si confronta con le esperienze europee e con il gruppo Abstraction-Création; espone queste prove alla Prima mostra collettiva di arte astratta italiana negli studi di Felice Casorati e di Enrico Paulucci e poi in una importante mostra presso la galleria Il Milione di Milano, all’inizio del 1935. Enrico Crispolti considera questi piccoli lavori importanti per comprendere la libertà di ricerca dell’artista: «Per capire la libertà con la quale Fontana si muoveva già negli anni Trenta … val la pena di considerare che come scultore … è stato primitivistico e poi più figurativo e nello stesso tempo ha aperto a una dimensione non-figurativa, nelle sculture esposte nella Galleria del Milione all’inizio del 1935».
Giulio Carlo Argan le definisce in tutt’altro modo: «Le sculture astratte non sono, sicuramente, sculture. Plasticamente, non hanno senso finito… sono sondaggi per determinare una nuova dimensione, indefinibile con le categorie consuete della profondità e del piano, e valida soltanto per l’identità, che postula, di segno e colore; o per la misura, che dà, della durata estrema di una sigla grafica e di un timbro cromatico. Oltrepassando il punto dell’equilibrio instabile, il ritmo difficile potrebbe capovolgersi nella banalità di una cadenza ornamentale o di una futile eleganza coloristica».

È importante, in questi passaggi, il ruolo dell’indagine cromatica su un corpo plastico e l’artista è virtuoso nell’utilizzo della dialettica tra volume e colore. Lo vediamo nell’ Atleta in attesa che sta a Bologna, nella Signorina Seduta del Museo Del Novecento di Milano o nella magnifica Testa di Ragazza del 1931 che fu esposta a Torino alla Galleria Martano nel 1969 e che è parzialmente riprodotta nel catalogo. La cera cola sul volto della ragazza e interagisce luministicamente con il gesso, creando vibrazioni, rimbalzi, contrasti e situazioni cromatiche atonali. Una base brutalista dipinta di rosso supporta la ragazza, fissata in una posizione eccentrica.

Lucio Fontana, Scultura spaziale, 1947
Emilio Villa, per sottolineare un aspetto cruciale del lavoro di Alberto Burri, scrisse un testo intitolato Pittura dell’ultimo giorno. Lucio Fontana evoca l’immaginario escatologico con il titolo di un «ciclo di trentotto dipinti realizzati su tele sagomate di grandi dimensioni (cm 178 x 123) e accomunati dal costante ripetersi della caratteristica forma ovale e da sgargianti colori a olio»: Fine di Dio.
Attorno a Lucio Fontana
Attualità culturale 15.05.2018, 17:15
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