25 aprile 2025. In Italia si festeggiano gli ottant’anni della Liberazione dal nazifascimo. Rete Due intraprende un viaggio radiofonico, scandito in due puntate, attraverso le musiche della Resistenza antifascista italiana. Fra tutte, ne spicca una che sarà oggetto d’indagine: Bella ciao.
Nelle due puntate dedicate all’argomento, sono tante le voci a prendere parola: dalle testimonianze di partigiani, agli interventi di Aldo Zargani, Giovanna Marini e Filippo Crivelli; fino alle considerazioni di Luigi Pestalozza, Franco Loi, e Jacopo Tomatis.
«La prima cosa da mettere a punto è che musica e Resistenza non vuole dire, non soltanto in Italia, la musica dedicata e intitolata alla Resistenza. C’è anche questo, ma vuole dire, strutturalmente e storicamente parlando, “musica e antifascismo”, se la Resistenza è il momento culminante dell’antifascismo che il 25 aprile rompe con la storia italiana borghese e liberale, sabaudiana. E vuol dire dunque la riconcezione e la rifondazione di una vera storia nazionale, che culmina tre anni dopo nella Costituzione».
«E io, che ne sono stato parte, posso testimoniarlo che la musica nuova italiana è nuova perché pone la questione del cambiamento di fondo di tutti i rapporti musicali, a cominciare da quelli comunicativi, a cominciare da quello della invenzione di un nuovo linguaggio». (Luigi Pestalozza, critico e saggista musicale)
Note per la Libertà (1./2)
Musicalbox 24.04.2025, 16:35
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Bella ciao è nata con ogni probabilità in Abruzzo, ed è un canto contro l’invasore tedesco. Al nord si intonava Fischia il vento, Bella ciao era cantata dalle formazioni partigiane che dal Centro Italia salivano a settentrione affiancate agli Alleati. Canto popolare, poi spettacolo, poi disco, poi film, e poi ancora due libri – di cui uno di recente uscita – che ne parlano.
«Bella ciao esiste, continua a essere un brano divisivo nonostante siano passati moltissimi anni. Rimane il brano in cui ci si identifica se si è antifascisti in Italia».
«Bella ciao è la canzone che ha segnato la storia dell’antifascismo dagli anni ’60 in poi, perché in realtà non è la canzone della Liberazione: è una canzone che è diventata centrale dopo il ’64-’65. È una canzone che era funzionale in una storia diversa della Liberazione, è la canzone che ha riunito le varie forze dell’arco parlamentare in una comune identità antifascista. Io dico sempre che rimane forse, ed è un problema naturalmente, l’ultima vera bandiera condivisa dell’antifascismo che abbiamo in questo momento in Italia».
«Il successo globale è dovuto a meccaniche che sono squisitamente pop. Nel ‘62 Yves Montand, uno dei più importanti intrattenitori del continente, la registra, poco dopo la registrano anche quelli del Nuovo canzoniere italiano, grazie allo spettacolo “Bella ciao” voluto da Nanni Ricordi [produttore discografico] al Festival dei Due mondi di Spoleto, e da lì la canzone ha un’altra storia, completamente diversa». (Jacopo Tomatis, musicologo e giornalista musicale)
Malgrado i dubbi sulla sua circolazione prima della Liberazione, i suoi rimaneggiamenti, da canzone a spettacolo e poi disco, testimoniano una fase cruciale per la musica popolare italiana, sino a quel momento ben poco conosciuta. Bella Ciao (nella versione partigiana) diventa progressivamente un successo mondiale, rappresentando ancora oggi un indiscusso simbolo di lotta.
Note per la Libertà (2./2)
Musicalbox 25.04.2025, 16:35
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