L’Honda Civic bianca del 1980 di Jackie Brown è la stessa che guida Butch in Pulp Fiction, quando fa l’incidente. A Vernita Green non piace il soprannome che le ha dato Bill. È la lamentela su cui insiste anche Mr. Pink in Reservoir Dogs. Knoxville nel Tennessee è la città natale di Tarantino ed è il luogo da cui proviene pure Aldo Raine di Inglorious Basterds. Mia Wallace in Pulp Fiction fuma solo sigarette Red Apple, lo stesso marchio che appare in Kill Bill Vol. 1 e in The Hateful Eight.
Chi conosce l’opera di Quentin Tarantino queste curiosità le sa a memoria. Sono storia antica. Tarantino è autoreferenziale, il suo è un cinema del sé. Un gioco tra lui e i suoi adepti, che ad ogni nuovo film si divertono ad aguzzare lo sguardo per cogliere un rimando, per scovare l’ennesimo “easter egg”. Un autore che prima di tutto si definisce “cinefilo” non poteva fare altrimenti d’altronde. La sua conoscenza cinematografica è praticamente infinita, potrebbe sconfiggerlo solo Martin Scorsese in una sfida immaginaria tra appassionati.
Il citazionismo di Tarantino però non riguarda solo la sua filmografia, non è un circolo ristretto ai suoi più grandi sostenitori, a cui gli estranei non possono avere accesso: è l’arte del tributo nella forma più pura, ereditata da Godard e compagnia prima, e da Spielberg e la Nuova Hollywood poi. Sembrerebbe una discendenza elitaria, ma non si è mai scorta questa pretesa nei suoi film, che in realtà hanno sempre posto sullo stesso piano i B movie e i classici, il comico e il truce, la storia del cinema europeo con la grande tradizione asiatica. Tarantino ha attinto da tutto questo immaginario senza snobismi o favoritismi.
Pulp Fiction
RSI Video Extra 09.05.2018, 20:28
È un autore prima di tutto “popolare”: lo dimostrano il suo successo commerciale, oltre a quello decretato dalla critica, e la sua concezione di cinema, che deve essere accessibile ad un pubblico ampio, con diversi background culturali e sociali. Il cinema degli inizi, per intenderci, che sostituiva la lettura e il teatro per le masse desiderose d’intrattenimento, per una classe lavoratrice che voleva svagarsi, con uno spavento, un pianto o una risata, a costi accessibili (una caratteristica, quest’ultima, che il settore ha purtroppo perso da molto tempo, per svariati motivi).
Tarantino è un regista che ha rifiutato innumerevoli proposte da Hollywood, per seguire un percorso personale senza compromessi. Si narra che negli anni ’90 gli sia stato offerto di curare la regia di diversi blockbuster, come Speed o Men in Black. Lui però non ha visto nulla di davvero interessante in queste sceneggiature, e soprattutto nulla di “divertente” e il divertimento è un elemento importante per comprendere una carriera tanto ricca e peculiare come la sua.
“Because it’s so much fun Jan, get it!” è la risposta di un esasperato Tarantino alla giornalista che, in uno show televisivo, nel 2003 gli chiedeva come mai Kill Bill vol. 1 fosse così esplicitamente ed esageratamente violento. In questo estratto diventato virale su YouTube c’è tutto ciò che serve sapere sul significato di “cinema” per Quentin Tarantino: qualcosa che susciti emozioni forti, stupore, sorpresa, anche sconcerto. Questa frase però ci racconta anche della fiducia e del rispetto che nutre per il pubblico, di cui ha una grande considerazione. Per il regista la violenza ha una finalità estetica e più viene mostrata meno è reale, diventando uno spartiacque che offende i perbenisti e diverte chi sa prendersi dei rischi come spettatore.
C’è un aspetto cartoonesco, esagerato, inspiegabile in certe sue sequenze, talmente brutali da diventare addirittura comiche. Le sofferenze inflitte ai quattro membri della comune di Charles Manson in C’era una volta a... Hollywood, da parte dei personaggi interpretati da DiCaprio e Pitt, vengono portate avanti fino all’estremo, così tanto da diventare una sorta di versione splatter di Tom e Jerry, esilarante quanto sadica. Il colpo di pistola che improvvisamente parte per caso dentro l’abitacolo di un’auto, uccidendo di netto il passeggero sul sedile posteriore - il povero Marvin - e spargendo sangue e cervella su finestrini e lunotto, è un evento completamente folle e senza motivo, una scena che trasforma istantaneamente Pulp Fiction in una black comedy, un esempio lampante di umorismo nero.
Tarantino è uno stand-up comedian mancato, che nei suoi film ha scherzato su qualsiasi cosa, ma è soprattutto, oltre che un grande regista, un “grande spettatore”. Probabilmente uno di quelli che ridono forte in sala, che commentano le battute, che si rivolgono direttamente ai personaggi del film, che fanno rumore con i pop corn. Qualcuno che ama così profondamente il cinema da consumarlo, riavvolgendo più volte lo stesso nastro per guardare ancora lo stesso sparo, la stessa risata, il medesimo calcio volante. Uno spettatore che crede che anche nei capolavori non ci dovrebbe essere niente di sacro e che qualsiasi cosa può diventare