Cinema

“Der Spatz in Kamin” e “Seses”

Continua la mappatura critica dei film in concorso

  • 11 agosto, 15:21
  • 12 agosto, 12:25
der spatz in Kamin.jpg
Di: Moira Bubola e Alessandro Bertoglio

DER SPATZ IM KAMIN, Ramon Zürcher

Raccontare una famiglia disfunzionale e riuscire ancora a sorprendere gli spettatori. Der Spatz im Kamin (Il passerotto nel camino) completa la trilogia famigliare di Ramon Zuercher, iniziata con Das merkwürdigen Katzchen. Sia i contenuti sia la forma scelta dal regista svizzero restituiscono nuove prospettive sulle tensioni e i non detti che regolano i rapporti interpersonali. La luce estiva illumina una riunione tra due sorelle, subito è chiaro che nonostante l’idillio del luogo (una splendida casa di campagna, arredata con gusto), i legami familiari sono compromessi a causa di un passato doloroso che non è stato elaborato, soprattutto dalla sorella maggiore. Custode gelosa dell’eredità materna, la più grande vive una situazione al limite della disperazione: il marito si rifugia in una vita parallela e i tre figli si allontanano e accusano la donna di essere una pessima madre.

Il lavoro di Ramon Zuercher mette in scena la quotidianità con occhio cinematografico perché la trama è arricchita da immagini visionarie e anche truculente che accarezzano lo splatter. Nessuna di queste scene è però fine a sé stessa, tutto quello che vediamo è funzionale al racconto. Un racconto portato verso il suo epilogo con la speranza di una libertà che i personaggi vogliono e devono raggiungere se aspirano ad una sorta di pacificazione. Il passerotto del titolo simboleggia questo orizzonte che si staglia anche difronte alle situazioni più buie. (di Moira Bubola)

SESES, Laurynas Bareiša

Juste ed Ernesta sono due sorelle, che con i rispettivi mariti e figli decidono di concedersi un fine settimana nella casa di campagna ai bordi di un piccolo lago; residenza di vacanza che le due famiglie che condividono. Siamo in Lituania, dove il regista Laurynas Bareiša ambienta la sua storia che prende spunto da un evento traumatico che sconvolge dapprima il weekend e poi la vita stessa delle due donne.

Gettata in acqua dal padre, Urte, la figlia di Justa, non riemerge e rischia di annegare, ma il pronto intervento dello zio Lukas, la salva. E qui scopriamo il senso del titolo: Drowning Dry, ovvero “Annegamento a secco” che è una rara complicazione di alcuni casi di annegamento, quando un po’ di acqua resta nei polmoni e porta ad una loro infiammazione.

Gli eventi che prendono il via da questo dramma mancato, vengono raccontati in maniera non lineare: anzi a volte le fasi salienti vengono mostrate due volte e con piccole ma importanti differenze. C’è ad esempio la scena di un balletto tra le due sorelle, che è identico con l’eccezione del brano che l’accompagna. Scelta voluta -spiega Bareiša nelle note di regia- per accentuare diversi aspetti emotivi degli eventi del film, nello specifico per significare come dopo un trauma la memoria possa variare. Ma anche per consolidare un aspetto della trama in una esperienza emotiva.

Seses è un film che nasce da un’idea interessante e potenzialmente molto ricca di spunti di narrazione, ma il risultato è piuttosto disarticolato. Questo nonostante la presenza di due attrici perfette nei loro ruoli, le lituane Gelminė Glemžaitė (Ernesta) e Agnė Kaktaitė (Juste). (di Alessandro Bertoglio)

Locarno 77 (7./13)

Alphaville 11.08.2024, 12:35

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