Cinema

Adorazione: la serie tratta dal libro di Alice Urciuolo è su Netflix

Il punto di forza è la colonna sonora curata da Fabri Fibra, ma l’influenza della vecchia scuola da fiction Rai non permette del tutto lo svecchiamento della grammatica filmica

  • 5 dicembre, 17:27
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"Adorazione"

  • Netflix
Di: Valentina Mira 

È stata accolta con entusiasmo dal giornalismo culturale italiano la serie Adorazione, tratta dall’omonimo libro di Alice Urciuolo. Il romanzo, uscito per la casa editrice 66thand2nd e candidato al premio Strega 2020 da Daniele Mencarelli, aveva il merito di parlare di femminicidio, e senza un eccesso di stereotipi. Un altro merito, rispetto a libri che lo Strega ha premiato di recente, era quello di non essere strumentalizzabile a livello politico: il femminicidio in Italia è agito da italiani nella maggior parte dei casi, lo dimostrano i dati e la logica. Altro è il femonazionalismo di cui parlava Sara Farris nel suo bel saggio, e di cui il ministro Valditara ha dato un esempio di recente. Di sicuro una serie di questo tipo non permette tali strumentalizzazioni, ed è già un bel merito non prostrarsi al nero che imperversa nel panorama cultural-politico italiano.

Il punto di forza della serie è sicuramente la colonna sonora. È stata supervisionata da Fabri Fibra, che ha anche composto una canzone per Adorazione (canzone che si chiama proprio così); il pezzo si va ad aggiungere a un mood sonoro che funziona e che svecchia tutta la narrazione, che risente altrimenti dell’influsso della sceneggiatura tradizionale, da fiction Rai (non a caso il curriculum di Alice Urciuolo è legato alla scuola della Rai, che certo apre diverse porte in un mercato altrimenti piuttosto blindato, ma non è il massimo in termini di sguardo innovativo sulla realtà, men che meno sulla fiction).

Spiccano tra tutte le canzoni Quanto forte ti pensavo e Ghost Town di Madame, Ieri l’altro di Franco126, e Viscere di Nicol ft. Fabri Fibra. Nicol, oltre a essere una voce interessante e una concorrente a Sanremo Giovani, ha anche una parte nella serie. Adorazione usa il mondo della musica come perno attorno al quale far girare della qualità (ma anche come chiave per creare un minimo di hype), tant’è che un ruolo è assegnato anche alla cantante Noemi, che interpreta la mamma di Diana, una delle protagoniste.

Le ispirazioni internazionali sembrano essere Pretty Little Liars e Euphoria, ma la similitudine più evidente è quella con Skam Italia, alla cui sceneggiatura aveva contribuito la stessa Alice Urciuolo. La differenza con quella serie di successo è proprio l’effetto-Rai, che lì non c’era e che qui c’è, e che è sintetizzabile con: a tratti c’è del patetismo innecessario.

In comune con l’altra serie italiana del momento, Hanno ucciso l’uomo ragno, ci sono il pubblico a cui sono rivolte e soprattutto lo spostamento del baricentro narrativo dalla grande città alla provincia (in questo caso quella tra Sabaudia e Latina; sempre Roma-centrismo, ma un po’ meno del solito). Le differenze tra questa serie e Hanno ucciso l’uomo ragno restano di più, e da questo punto di vista esce molto meglio la serie sugli 883. Non era certo facile trattare un femminicidio, ma la delicatezza che l’autrice usa nel libro non si ritrova nel prodotto diretto da Stefano Mordini, dove “chi l’ha uccisa?” trasforma il lutto in un elemento mystery.

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Una scena di "Adorazione"

  • Netflix

Certo è che far uscire Adorazione il 20 novembre, a pochi giorni dalla giornata internazionale contro la violenza patriarcale (25 novembre), voleva essere una scelta politica ma anche di mercato. Purtroppo dal punto di vista della comunicazione, del marketing, sembra prevalere proprio l’indelicatezza del mercato. In particolare, scrollando sui social salta all’occhio una pubblicità imbarazzante. L’immagine è quella della giovane donna sparita con la scritta “scomparsa”. La caption recita: “La ricerca è finita. Adorazione fuori ora, solo su Netflix”.

La modalità riecheggia il femminicidio di Giulia Cecchettin, che solo un anno fa fu cercata per giorni e la cui famiglia iniziò a condividere una sua foto dicendo appunto che era scomparsa. La scelta di strizzare l’occhio a questa vicenda senza tuttavia prendersi la responsabilità politica del fare una cosa del genere, portando magari un briciolo di radicalità nella storia, è di certo un punto a sfavore. La fiction deve sempre essere al servizio della realtà, e mai il contrario. Altrimenti, a che pro parlare di femminicidio?

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"Adorazione"

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Un breve elenco delle cose che invece sono state scommesse giuste, oltre alla già menzionata colonna sonora: l’attore che recitava come il piccolo dei Cesaroni (ora Federico Russo è cresciuto, e l’effetto-nostalgia non sbaglia un colpo, non in Italia), e la scena dei palloncini bianchi sulla spiaggia. Oltre a essere un bel mix di musica e fotografia, il rituale che gioca col contrasto tra luci e ombra fa riflettere sul fatto che le collettività che non sono politiche devono potersi inventare delle prassi per curare le ferite di eventi traumatici come l’assassinio di una persona amata; e non è male che si rifletta su questo, perché dove ciò non avviene non è detto che a colmare quel vuoto non arrivi altro buio, altro nero. E ministri pronti a scaricare sugli immigrati la responsabilità di stupri e femminicidi.

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Invecchiare ad arte

Charlot 01.12.2024, 14:35

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