Occhi neri e cerchiati, specchio di una straordinaria potenza interiore, Anna Magnani è stata il simbolo del Neorealismo italiano. I capelli arruffati, lo sguardo fiero, focosamente istintuale, ha dato voce e volto all’Italia combattiva della Liberazione. Ad un tempo forte e fragile, umile e generosa, Nannarella ha portato sullo schermo la sua origine popolana, emblema di una nazione che usciva dalla guerra, determinata a sanare le ferite e a rinascere.
Ritratto di Anna Magnani
RSI Cultura 03.05.2023, 10:31
Nata a Roma il 7 marzo 1908, figlia di una giovane sarta e di padre ignoto, viene affidata dalla nascita alla nonna materna (la madre si trasferisce ad Alessandria d'Egitto per evitare lo scandalo). La nonna, che la alleva in condizioni di estrema povertà, si impegna a fare studiare la nipote, che frequenta la scuola fino al secondo anno di liceo. Anna mostra da subito una propensione per la musica. Si iscrive all'Accademia di Santa Cecilia dove studia pianoforte. Dopo un paio d’anni, però, decide, di abbandonare lo studio della musica per indirizzarsi verso la recitazione. Frequenta la scuola di arte drammatica "Eleonora Duse", diretta da Silvio D'Amico. Nel 1927 il commediografo Dario Niccodemi la scrittura nella sua compagnia teatrale, affidandole piccoli ruoli in commedie itineranti.
Nel 1934, proprio quando la carriera teatrale sembra aprirle sbocchi da prim'attrice, la Magnani debutta sul grande schermo con un piccolo ruolo nel film La cieca di Sorrento (1934) di Nunzio Malasomma. Sempre nel 1934 recita in Tempo massimo di Mario Mattoli, in un ruolo che rivela il suo talento comico, interpretando una disinibita cameriera che insidia un timido professore, impersonato da Vittorio De Sica.
Nel 1935 la Magnani sposa Goffredo Alessandrini, che la scrittura in Cavalleria (1936), assegnandole il ruolo marginale della canzonettista Fanny. Mentre il cinema fatica a riconoscere il suo talento, il teatro le offre maggiori soddisfazioni, grazie a un’intensa recitazione drammatica in Anna Christie (1939) di O'Neill e a una fortunata serie di avanspettacoli con Totò (a partire dal 1940).
Nel 1941 Vittorio De Sica le chiede di recitare in un ruolo non secondario, quello di un’artista di varietà, nel film Teresa Venerdì (1941). Nel 1943 affiorano le prime avvisaglie di Neorealismo, in particolare nel film Campo de' fiori di Mario Bonnard, in cui la Magnani interpreta la fruttivendola Elide, innamorata del pescivendolo Peppino (Aldo Fabrizi).
Volti e immagini del Neorealismo
RSI Cultura 03.05.2023, 10:34
Inizia qui, alla fine della seconda guerra mondiale, la grande carriera cinematografica della Magnani. Roberto Rossellini, con il quale nasce un'intensa e dolorosa relazione sentimentale, le offre la possibilità di affiancare il collega Aldo Fabrizi nel film manifesto del Neorealismo: Roma città aperta (1945). Girato a due mesi dalla liberazione della capitale, la pellicola è impregnata dall'urgenza di denunciare la violenza del conflitto. La Magnani, nei panni della popolana Pina, mostra una potenza drammatica che lascia il pubblico sconvolto. La scena della sua corsa verso la morte, dietro al camion sui cui i tedeschi stanno portando via il suo uomo, scuote il cinema italiano, mostrando una nuova via. L'attrice vince il Nastro d'Argento come migliore interprete non protagonista e impone il suo nome al mondo intero. Nannarella diventa l'emblema del nuovo cinema italiano e il personaggio della donna del popolo, forte, schietta, istintiva, capace di grandi sentimenti, coraggio e generosità, si impone prepotentemente all'attenzione mondiale.
La carriera cinematografica della Magnani prende il volo. Nel 1947 vince il suo secondo Nastro d'Argento e il premio come migliore attrice alla Mostra di Venezia per il film L'onorevole Angelina di Luigi Zampa, in cui incarna ancora una volta la figura di una popolana, portavoce di un gruppo di madri costrette a fare i conti con le durissime condizioni dell'immediato dopoguerra.
Nel 1948 interpreta il suo ultimo film con Roberto Rossellini, che le frutta il suo terzo Nastro d'Argento, prima della rottura della loro relazione. L'amore è diviso in due atti, entrambi con la Magnani come protagonista: il primo è un monologo al telefono di una donna abbandonata dal compagno, mentre il secondo è la storia di una popolana sedotta da un giovane Federico Fellini, che le fa credere di essere San Giuseppe.
Nel 1951 la Magnani vince il suo quarto Nastro d'Argento per Bellissima di Luchino Visconti, nei panni di Maddalena Cecconi, popolana che sogna di lanciare sua figlia nel mondo del cinema, ma subisce pesanti umiliazioni, diventando la summa di ogni madre offesa. In questo ruolo la Magnani offre una recitazione di una profondità sublime, tratteggiando un inno dell'amore materno vilipeso ma fiero.
La notorietà della Magnani, grazie alle sue interpretazioni appassionate e calorose, acquista una dimensione internazionale. Jean Renoir la dirige ne La carrozza d'oro (1952), in cui interpreta la girovaga Camilla, che all'amore preferisce l'arte. Nel 1955 approda a Hollywood, diretta da Daniel Mann nel film La rosa tatuata (1955), al fianco di Burt Lancaster, nel ruolo di una vedova siciliana emigrata in Florida. Grazie a questo film si impone come prima attrice italiana vincitrice dell'Oscar per la migliore interpretazione femminile, nonché l'unica ad averlo vinto con un film americano, recitato in inglese. Sempre a Hollywood recita accanto ad Anthony Quinn nel melodramma Selvaggio è il vento (1957) di George Cukor. L'avventura americana di Nannarella si conclude con Pelle di Serpente (1959) di Sidney Lumet, in cui ama Marlon Brando.
In Italia torna a lavorare con Mario Camerini (Suor Letizia), Renato Castellani (Nella città dell’inferno) e con Mario Monicelli (Risate di Gioia). In questa pellicola si ricompone la coppia storica d’avanspettacolo Totò-Magnani. Con Mamma Rosa (1962) di Pasolini la Magnani riacquista un ruolo consono alla sua levatura interpretando un personaggio forte, indimenticabile, quello di una matura prostituta che tenta di cambiare vita per amore del figlio.
L'insuccesso del film francese La pila della Peppa (1963) di Claude Autant-Lara, in cui incarna la proprietaria di un'osteria, la convince a lasciare il cinema e tornare in teatro, dove trionfa con "La lupa" di Verga, diretta da Franco Zeffirelli. Nel 1971 si lascia convincere dal produttore, sceneggiatore e regista Alfredo Giannetti a cimentarsi con la televisione, in un ciclo di tre mini-film intitolato Tre donne. Si tratta di figure femminili che, ricalcando personaggi interpretati per il grande schermo, ricordano le tappe della carriera della Magnani, in una sorta di testamento morale.
Nannarella si spegne a Roma il 26 settembre 1973, a 65 anni, lasciando un’eredità indelebile nella storia del cinema italiano.