Cinema

Furiosa: a Mad Max Saga

Quando un prequel è così bello da innalzare ancora di più il suo già perfetto successore

  • 20.05.2024, 09:29
furiosa
Di: Chiara Fanetti 

Il 2015 non è stato un grande anno per il cinema mainstream, in termini di qualità dei progetti realizzati. Star Wars: Il risveglio della forza ha guadagnato bene ma era una fotocopia di Episodio IV, senza riuscire davvero nell’intento. Fast & Furious timbrava uno stanco settimo cartellino in sala, James Bond era in Messico all’inizio di Spectre e Ethan Hunt svolgeva un’altra Mission Impossibile partendo questa volta dalla Bielorussia. Nel 2015 poi eravamo ancora in piena era Marvel Cinematic Universe e quella certezza, quei supereroi che sbucavano fuori regolarmente con un nuovo capitolo, ci dava una certa sicurezza, ci faceva stare in parte tranquilli: dell’ottima azione, battute divertenti, volti ormai amici, una morale comunque dignitosa e il gioco di un universo che sembrava celare solo nuove sorprese nella sua costante espansione. Un anno di film rumorosi ma con poche parole, un anno senza grandi novità all’orizzonte. Ma ci eravamo dimenticati tutti dell’Australia.

Prima, il dopo. Fury Road

Mad Max: Fury Road è uscito nel 2015, è rumoroso, è un film con pochissime parole ed è parte di una saga cinematografica. Eppure non ha niente a che fare con tutti i titoli appena citati.

È entrato nelle sale esattamene come la blindocisterna di Furiosa attraversa tempeste di sabbia ed esplosioni in pieno deserto, costringendoci a salire a bordo o a perdere una delle migliori esperienze cinematografiche degli ultimi anni. Tecnicamente strepitoso, con alcune delle acrobazie e degli stunt migliori di sempre, coreografate con la precisione di un balletto di danza classica, Fury Road a livello di immaginario ha avuto un impatto gigantesco, per motivi che vanno oltre la sua estetica unica, che ha ridato ossigeno ad un pubblico dipendente dalla Marvel o in astinenza da emozioni.

Fury Road è un film d’azione che - malgrado Miller avesse realizzato nei decenni precedenti già tre capitoli della saga di Mad Max - ha saputo addirittura “battere” il tempo, creandone uno suo, un presente narrativo costante, palpabile, che dimentica le categorie dei sequel, dei reboot o dei remake. Fury Road “avviene”, corre, esiste e lo fa soprattutto stando sul sedile del passeggero al fianco di Furiosa, la vera protagonista della vicenda, che si poggia sul personaggio di Mad Max solo per arrivare ancora più in alto.

Quel film stava in piedi anche da solo: non aveva bisogno dei tre Mad Max precedenti, non aveva bisogno di nessuna genesi e neppure di una geografia precisa: ci siamo orientati benissimo con tre punti chiave, la Cittadella di Immortan Joe, Gastown e Bulletfarm. Tre bandierine sulla mappa per dirci che siamo in un mondo dove si vive di armi e petrolio, dove le risorse sono finite, dove la gente si uccide per l’acqua, dove non nascono più bambini sani, chissà per quale delirio apocalittico precedente. Fury Road era un intero mondo, un intero “qui e ora”, pronto per essere abitato, reso comprensibile anche da pochi ma significativi gesti e rituali (lo spray cromato, l’attesa per l’acqua, l’aspettativa del Valhalla), gruppi di persone e frasi (il famoso “witness me!” dei Figli della guerra, diventato in italiano un più pomposo ma inefficace “ammiratemi!”). Tutti elementi che ci hanno permesso di entrare subito in una folle corsa di due ore, un inseguimento nel deserto a bordo di un’autocisterna.

Quindi allora perché George Miller ha voluto dare un passato a tutto questo?

Difendersi dalle atrocità del mondo

Furiosa: A Mad Max Saga, proprio come Fury Road, è una storia di vendetta e di redenzione ma è anche un tributo che George Miller fa al suo capolavoro del 2015 e al suo personaggio più importante, che non è, evidentemente, Mad Max.

Furiosa, interpretata prima da Charlize Theron e in questo nuovo film da Anya Taylor-Joy, s’inserisce nel cammino tracciato da Ellen Ripley (saga di Alien) e da Sarah Connor (la serie di film su Terminator). Proprio come loro, muta attraverso i differenti scenari in cui viene immersa restando però intrinsecamente sempre la stessa persona. Detta meglio: la sua natura non cambia. Quello che vediamo in Furiosa è certamente lo spuntare - sul corpo di lei bambina e poi giovane donna - di ogni cicatrice, ma ci mostra anche tutti gli eventi che hanno fatto in modo che lei potesse imparare a preservare la sua essenza e quello che ha ricevuto dalla madre e dalla sua gente; una grande forza, che è la speranza. È questo che le fa conservare un nocciolo di pesca, intatto, attraverso rapimenti, esplosioni e tempeste nel deserto. Un seme, il simbolo del futuro, della pazienza, della tradizione, l’istinto a resistere, la tenacia, il prendersi cura. La certezza che qualcosa possa crescere ancora, anche tra le dune infernali di Wasteland, dove si muovono i nostri errabondi e tormentati personaggi.

Miller non ha fatto questo film per propinarci grandi spiegazioni, non espande il mondo di Furiosa aggiungendo chissà quali genealogie sul suo popolo, sull’apocalisse che ha ridotto così il mondo o sui nuovi personaggi che incontra.     Non ci spiega nemmeno perché Dementus, interpretato da un bravo Chris Hemsworth, sia un cattivo così sadico e cartoonesco allo stesso tempo, non entra nei dettagli, sappiamo solo che ha perso chi amava.

È proprio mettendo in opposizione lui - che è un prodotto dei traumi che impone Wasteland - e Furiosa - che lotta per fuggire, senza corrompere la sua anima - che il film risponde alla domanda con cui si apre: “As the world falls around us, how must we bear its cruelties?”. Quando il mondo ci sta cadendo addosso, come possiamo sopportare le sue atrocità?

Strutturato a capitoli e con un ritmo che potremmo definire più monolitico e granitico che folle e frenetico, Furiosa costruisce il perfetto ponte con quello che sappiamo arriverà dopo. Il film prende vie inattese, fugge dall’ovvio e inserisce una linea di continuità precisa, dove Anya Taylor Joy regge il confronto non facile con Charlize Theron, che aveva dato a Furiosa profondità, fermezza ma anche emotività, persino grazia, restando per la maggior parte del tempo nell’abitacolo di una blindocisterna.

È piuttosto unico il modo in cui questo film si avvicina al suo predecessore per toccarlo e innalzarlo ancora di più, senza esserne minimamente inferiore e nemmeno una copia. È la differenza d’approccio che c’è tra Star Wars: Il risveglio della forza e Rogue One: A Star Wars Story.

Il film esce nelle sale delle Svizzera italiana il 23 maggio 2024.

1:24:50

È giovedì, giorno di uscite cinematografiche

Spoiler 16.05.2024, 13:30

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