Erano otto anni che il regista Michael Mann non tornava in sala e il suo ultimo lungometraggio aveva lasciato parecchio amaro in bocca. Blackhat (2015) non aveva convinto nessuno: pubblico poco, critica annoiata. Forse è anche per questo che si aspettava con molto interesse il suo nuovo progetto dedicato ad Enzo Ferrari, imprenditore italiano e fondatore dell’omonima casa automobilistica, figura chiave di un periodo in cui l’Italia era un riferimento culturale importante a livello internazionale.
Tratto dal libro di Brock Yates Enzo Ferrari: The Man and the Machine (1991), il film di Mann sceglie un momento molto preciso nella vita del suo protagonista, ripercorrendo un lasso di tempo piuttosto breve, tre mesi del 1957.
Sono settimane cruciali per Ferrari, sotto tutti i punti di vista. Ancora tormentato dalla morte del figlio Dino, scomparso a soli 24 anni, Enzo deve far fronte al matrimonio completamente distrutto con Laura Garello, con cui ha costruito il progetto della casa automobilistica, e portare avanti la sua decennale relazione extraconiugale con Lina Lardi, madre del piccolo Piero, figlio che Ferrari potrà riconoscere legalmente solo molti anni dopo.

Nello stesso periodo la fabbrica è in crisi finanziaria, la sua credibilità è in gioco nel mondo delle corse automobilistiche e la concorrenza con Maserati, l’altra grande produttrice di auto sportive italiane, non è mai stata così pericolosa. L’unica salvezza per Ferrari è vincere la corsa delle Mille Miglia, nella speranza di risollevare le vendite ai privati per continuare a potersi permettere di gareggiare.
Michael Mann è un grande regista americano che ha portato su schermo personaggi maschili duri, muscolari, diffidenti, spesso feriti, mostrandone però aspetti più profondi e introspettivi. La sua maestria si è forgiata soprattutto in drammi polizieschi come Heat - La sfida (1995) o Insider - Dietro la verità (1999). Le sue ambientazioni notturne, le strade che diventano luoghi in cui i personaggi corrono per sopravvivere, le figure in contrapposizione che sembrano contrastarsi ma in realtà si riflettono (basta pensare al duo Pacino - De Niro in Heat, il primo poliziotto, il secondo ladro) sono elementi chiave della sua cinematografia. Ferrari forse non si inserisce pienamente in questo percorso: è un film alla luce del sole, girato nelle città e nelle campagne dell’Emilia Romagna e le figure che contrastano e mettono in discussione maggiormente Enzo sono la madre e soprattutto la moglie. Nel cinema di Mann non c’è mai stato troppo spazio per i personaggi femminili, spesso ridotti a testimoni di battaglie tutte al maschile. Qui il regista apporta interessanti variazioni sui suoi elementi canonici ma anche nella trama di Ferrari al centro c’è lo stesso nemico: il tempo.

De Niro segue una regola in Heat: “non fare entrare nella tua vita niente da cui tu non possa sganciarti in trenta secondi, se senti puzza di sbirri dietro l’angolo”. James Caan, il ladro protagonista di Strade violente (1981) non può più recuperare il tempo perduto e sente che potrebbe non riuscire ad esaudire i suoi sogni. Anche Jamie Foxx in Collateral (2004) deve correre contro il tempo nella nottata più lunga della sua vita, a bordo del suo taxi con un incredibile Tom Cruise killer, scoprendo di aver creduto di possedere tutto il tempo del mondo quando invece tutto può finire senza preavviso da un momento all’altro.
Ferrari è un uomo nella stessa condizione, tormentato da ciò che non può più cambiare (la morte del figlio), imbrigliato dalle scelte prese, dallo sdoppiamento della sua vita privata, innamorato della velocità, pronto a giocarsi il tutto e per tutto in una manciata di settimane.

Sostenuto da buone interpretazioni - Adam Driver, Penelope Cruz e Patrick Dempsey - e da un’impeccabile regia, Ferrari di Michael Mann è un buon film, di quelli che si guardano volentieri in sala e si rivedono con piacere, più volte, anche a casa. Tutti gli aspetti più tecnici e “artigianali” sono da manuale, fastidiosa è invece la confusione che si crea per il pubblico italofono di fronte alle interpretazioni di personaggi italiani da parte di attori stranieri (House of Gucci di Ridley Scott aveva lo stesso problema): per una volta conviene guardare la versione doppiata. Forse Mann dà il meglio di sé quando è alle prese con rapine e personaggi decisamente più controversi ma è un piacere ritrovarlo sul grande schermo con un ottimo biopic. Il film è previsto in sala per fine novembre 2023.

Da Venezia, un film su Enzo Ferrari
Telegiornale 01.09.2023, 20:00