Cinema

Jim Henson: l’uomo dalle mille idee

Un documentario firmato da Ron Howard racconta la vita di un genio della TV, creatore di film e programmi cult come il Muppet Show e Labyrinth

  • 2 giugno, 08:19
jim henson idea man
Di: Nicola Lucchi

“Quello di Rowlf al Jimmy Dean Show è il primo personaggio di Jim Henson di cui ho memoria, poi arrivò Sesame Street e fu per me incredibile.” Sono le prime parole che Ron Howard ha speso per presentare il documentario Jim Henson Idea Man, ultima fatica del regista che sarà disponibile su Disney+ dal 31 maggio. Dopo l’anteprima del film, nella sala stracolma della Vidiots Foundation di Eagle Rock, a Los Angeles, Howard ha voluto spiegare la genesi di un’opera che non desidera solo celebrare il genio creativo dell’inventore dei Muppet, ma raccontarne la vita attraverso più piani di lettura: “Appena abbiamo iniziato a visionare l’archivio e a parlare con la famiglia ci siamo accorti che non avremmo solo celebrato le cose che già conoscevamo, ma che ne stavamo scoprendo di nuove e che, oltre a questo, c’era un’interessante storia famigliare.”

Presentato in anteprima mondiale all’ultimo Festival di Cannes, il documentario indaga l’evoluzione dei divertenti pupazzi che hanno reso famoso Jim Henson, ma partendo dalla sua infanzia snocciola anche gli eventi che hanno segnato la sua vita, permettendogli di diventare uno degli autori più amati d’America. La sua passione per i pupazzi nacque durante l’adolescenza e prese forma negli anni dell’high school, quando entrato nel club di marionettisti intuì la propria vocazione. All’università, partecipare a un corso per burattinai segnò la svolta che gli consentì non solo di apprendere l’arte dei burattini, ma di conoscere Jane Nebel, la donna che lo avrebbe accompagnato e sostenuto per buona parte della vita, come moglie e come collega. “La storia di famiglia è stata una sorpresa,” ha sostenuto del resto Ron Howard, ripensando alle prime fasi della lavorazione. “Jim e Jane. La loro storia d’amore è davvero il fondamento dei Muppet e di tutto ciò che amiamo. Alla fine non poteva resistere, eppure hanno gestito la disintegrazione della loro relazione romantica in un modo ammirevole e costruttivo che racconta molto di loro come individui.”

jim henson

Anche la carriera televisiva fu precoce, perché da capace manipolatore di marionette e pupazzi fu assunto solo diciottenne per una trasmissione dedicata all’infanzia. Iniziò così una vera e propria sperimentazione che lo portò a sviluppare nuove tecniche e materiali in grado di rendere le sue creature vive ed espressive. In TV non ci misero molto a comprendere il potenziale dei personaggi fabbricati dalla squadra di Henson, così che nel 1969 fu chiesto loro di dedicarsi completamente a Sesame Street, il programma d’intrattenimento per bambini che lo avrebbe presto lanciato sull’Olimpo televisivo.

Henson, che nel frattempo sondava le più variegate forme di linguaggio, dagli spot pubblicitari al cinema sperimentale, iniziò presto a pensare che i suoi personaggi avrebbero potuto intrattenere anche un pubblico più adulto. Fu per questo che iniziò a presentare un nuovo format dei Muppet a svariate emittenti americane, che puntualmente rifiutarono ritenendo i personaggi troppo legati all’universo dell’infanzia. Decisivo fu così l’incontro col produttore inglese Lew Grade, che innamoratosi del progetto finanziò il Muppet Show per il canale ATV, conquistando milioni di telespettatori in tutto il mondo. Nel 1979, Ecco il film dei Muppet di James Frawley, primo adattamento cinematografico legato alle creature di Henson, si sarebbe rivelato un successo sotto ogni punto di vista.

In pochi non conoscono i Muppet, ancora meno Kermit la rana, ma forse a qualcuno è sfuggita l’enorme mole di idee che Jim Henson seppe sviluppare nel corso della sua vita, dalle pubblicità politicamente scorrette ai cortometraggi con cui sondava i limiti del linguaggio audiovisivo, fino alla produzione e alla regia di opere più oscure e ambiziose come Dark Crystal (1982) e Labyrinth (1986). Le due pellicole non ottennero il successo sperato da Henson, ma malgrado i risultati non sempre positivi si sarebbero dimostrate con gli anni due cult senza tempo.

“Se non hai la sensazione di rischiare tutto ogni diciotto mesi o due anni, non ci stai davvero provando,” ha dichiarato Ron Howard, riferendosi proprio alle produzioni più complesse di Henson. “E Jim ha rischiato tutto in continuazione. E ha perso molto.” Demoralizzato dall’immediato insuccesso di Labyrinth, Henson continuò a lavorare su nuovi progetti televisivi, ma malgrado i due Emmy vinti con i programmi Storyteller (1988) e The Jim Henson Hour (1989), il pubblico prese a non seguirlo più fino in fondo, e le reti cancellarono la programmazione a causa degli scarsi ascolti. Fu forse a seguito di questi ultimi fallimenti che Henson pensò che sarebbe stato utili vendere la compagnia alla Disney. L’obiettivo era quello di avere una struttura che gli permettesse di dedicare più tempo al puro aspetto creativo delle produzioni, ma la vita fu abbastanza inclemente da non concedergli troppo spazio. Nel 1990, a soli 53 anni, Jim Henson morì a causa dello pneumococco.

labirinth

 
Per quanto leggere e divertenti, incontrollabili e spesso infantili, tutte le creatura di Jim Henson non hanno solo saputo divertire ma, come ha sostenuto Ron Howard, sono state capaci di parlare “degli esseri umani e del mondo. Tutti questi personaggi, Miss Piggy, tutti loro, riflettono l’esperienza umana in un modo incredibilmente rivelatore e divertente. Spero che le persone che vogliono fare un’immersione più profonda nell’immaginario di Henson vadano a guardare alcuni dei film sperimentali di Jim, vadano a guardare alcuni dei suoi spettacoli fantasy meno noti, perché aveva una creatività implacabile, e ciò che ha fatto è tutto valido e interessante.”

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