Cinema

Joaquin Phoenix, la carriera di un predestinato

I 50 anni di un attore sorprendente

  • 28 ottobre, 17:32
  • 28 ottobre, 17:33
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  • Keystone
Di: Simona Rodesino 

Nel 2020 Joaquin Phoenix sale sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles per ritirare l’Oscar come migliore attore protagonista per la sua magnetica interpretazione in “Joker”. Interrompe l’applauso da standing ovation con un secco “stop”, è serio, concentrato, intenso. Sfrutta quel momento, con gli occhi del mondo puntati su di lui-non per elogiare, non per ringraziare l’industria cinematografica, la famiglia, gli amici- ma per parlare “a nome di chi non ha voce”. Impegnato per i diritti animali, porta il tema della battaglia per l’uguaglianza non solo fra gli esseri umani ma anche fra tutti gli esseri senzienti. Un discorso dirompente, che ammutolisce e riecheggia negli anni a venire. Un po’ come il suo talento attoriale che resta ad oggi innegabile. Attualmente nelle sale con il dibattuto e per molti deludente “Joker: Folie à Deux”, di Todd Phillips e al fianco di Lady Gaga, Phoenix oggi compie 50 anni e ha alle spalle 40 anni di carriera, un premio Oscar e diversi ruoli indimenticabili. Un artista in grado di scavare nell’anima dei suoi personaggi-spesso contorti-fino in fondo, senza fare sconti.

Joaquin Phoenix non è il classico divo di Hollywood, ma proprio per niente. Ha tutti i numeri per esserlo, ma la cosa non sembra interessargli. Negli anni, è passato con naturalezza da produzioni mainstream, poi più di nicchia, ad altre ancora inaspettate, per certi versi incomprensibili. A un certo punto, nel 2010, esce con il mockumentary “I’m still here” girato da Casey Affleck e presentato fuori concorso alla 67esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Questo “finto documentario” racconta la sua vita da quando annuncia di voler rinunciare al cinema per darsi all’hip hop. L’attore è rimasto costantemente nel ruolo per tutta la durata delle riprese del film, anche in apparizioni pubbliche e interviste. Un nuovo livello di recitazione e un progetto azzardato di cui Phoenix ha parlato a distanza di quasi due anni al “David Letterman Show” dicendo: “Sapevamo che la nostra carriera poteva risentirne ma abbiamo deciso di correre il rischio”. Rischio che si assume nella scelta dei suoi ruoli, che richiedono grande generosità, trasformismo e sacrificio.

Dove tutto è cominciato

La carriera dell’attore parte da lontano. L’arte l’ha respirata, l’ha masticata, l’ha sperimentata dall’infanzia. Nato a Porto Rico da genitori statunitensi, la sua famiglia si trasferisce poi a Los Angeles e Phoenix, insieme ai suoi 4 fratelli, inizia a esibirsi per le strade di Hollywood. Una talent scout li nota e a soli 8 anni esordisce nella serie tv “Sette spose per sette fratelli” al fianco del fratello River. Poi arriva il cinema che abbandona un paio di volte prima di percorrere davvero quella strada. La morte del fratello River, che avviene a causa di un’overdose di droghe nel locale di proprietà di Johnny Depp, lo segnerà profondamente. Quella notte del 31 ottobre 1993, Phoenix chiama personalmente i soccorsi per il fratello, che però non arrivano in tempo. L’episodio, unito all’invadenza e dall’accanimento dei media, allontanano l’attore da Hollywood per due anni, prima di tornare nel film “Da morire” di Gus Van Sant. Da lì in poi, Joaquin Phoenix si costruisce passo a passo la sua carriera che lo porta ad essere oggi da molti considerato uno dei più grandi attori viventi.

I suoi personaggi

Se facciamo sfilare davanti agli occhi i personaggi a cui Phoenix ha dato vita, notiamo che molti hanno un filo che li unisce: sono tormentati, ambigui, vulnerabili e sembrano avere qualcosa di rotto, irrisolto dentro di loro. È memorabile nel ruolo dell’imperatore romano Commodo ne “Il Gladiatore” (2000) di Ridley Scott, che gli vale la sua prima candidatura all’Oscar.

Lo ricordiamo nei panni di Johnny Cash in “Quando l’amore brucia l’anima-Walk the line” (2005) di James Mangold, dove racconta la vita turbolenta del musicista. O ancora in “Her” (2013), di Spike Jonze, che parla di solitudine, isolamento, fragilità. La sua performance più indelebile, ad oggi, resta quella citata all’inizio di questo articolo. In “Joker”, film di Todd Philips uscito nel 2019, Phoenix ci restituisce una prova attoriale grande, mostruosa, che colpisce allo stomaco. Ha dato tutto sé stesso per entrare nel personaggio, lavorando e sottoponendosi anche a una trasformazione fisica impattante. Dopo averlo visto, ti rimane incollata addosso la sua risata inquietante, oltre a una fastidiosa sensazione di impotenza.

Potremmo definire Joaquin Phoenix un predestinato. Seppur abbia tentato di abbandonare la recitazione più di una volta, è sempre tornato. La sua vocazione e il suo talento lo hanno riportato lì, a mettersi in gioco, facendo scelte coraggiose, a volte estreme. Ha continuato a stupirci: la strada per regalarci altre interpretazioni da rievocare e di cui meravigliarci è lunga e piena di possibilità.

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